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20 novembre 2023

Vino, arretra anche il Brunello di Montalcino (-6%)

Vendite in calo nel 2023 per tutte le grandi denominazioni della Toscana. Si salvano solo alcune zone emergenti.

Silvia Pieraccini

Il 2023 si conferma un anno di flessione – seppur senza particolare allarme – per i vini a denominazione d’origine della Toscana, che scontano le tensioni geopolitiche e le incertezze del commercio mondiale. E la flessione colpisce anche il “re” dei vini di qualità, il Brunello di Montalcino, che proprio in questi giorni (fino al 28 novembre) è protagonista nella cittadina senese della 32esima edizione di ‘Benvenuto Brunello’, l’anteprima delle nuove annate (in commercio sta per andare quella 2019) diretta a stampa, buyer, operatori e appassionati, cui partecipano 118 cantine.

Poco stock in cantina

Nei primi dieci mesi dell’anno (da gennaio a ottobre 2023) il Brunello di Montalcino segna -6% in quantità (con gli ettolitri che scendono da 60.827 a 57.365), considerando le fascette rilasciate dal consorzio di tutela, che solitamente i produttori vinicoli richiedono alla vigilia dell’imbottigliamento e della vendita. Ma il presidente del consorzio, Fabrizio Bindocci, non è preoccupato e chiama in causa la scarsità di prodotto: “Di vino relativo alle annate passate ce n’è poco, e non è certo una cattiva notizia per le nostre imprese”, afferma in una nota in cui sottolinea che l’85% del Brunello 2018 (ultima annata in commercio) è già collocata sul mercato. “La denominazione è in buon equilibrio – afferma – con poco stock in cantina e un mercato che gira, a conferma che il segmento lusso è anticiclico”.

Le grandi denominazioni sono tutte in flessione

Secondo l’andamento delle principali denominazioni toscane, reso noto dall’associazione Vini toscani Dop e Igp Avito, nei primi dieci mesi flettono anche Chianti Classico (-15%), Rosso di Montalcino (-15%), Nobile di Montepulciano (-11%), Igp Toscana (-11%), Bolgheri (-11%), Chianti (-3%) e Morellino di Scansano (-3%). Si salvano, invece, alcune piccole denominazioni come Vernaccia di San Gimignano (+5% arrivata a 33.650 ettolitri), Maremma Toscana (+5% a 45.764 ettolitri), con l’exploit del piccolo Valdarno di Sopra (+48% a 934 ettolitri) e dei vini Orcia (+20% a 2.055 ettolitri).

E anche l’export ha il segno ‘meno’

La flessione in volume dei vini toscani, “certificata” dalle fascette, è destinata a trasferirsi anche nei fatturati: nel primo semestre dell’anno l’export di tutti i vini toscani ha segnato -8,1% secondo i dati Istat (-0,4% la media italiana), scendendo a 573,8 milioni di euro. Sarà difficile ripetere la performance del 2022, quando il vino toscano toccò il record di 1 miliardo e 251 milioni di export, arrivando a un soffio dal Piemonte (1,276 miliardi).

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Silvia Pieraccini

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