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28 aprile 2022

Irpet: Toscana in bilico tra ripresa e stagnazione

La crescita del Pil 2022 rischia di dimezzarsi (da +4,6% a +2,4%) per effetto dell’inflazione e delle tensioni sull’energia.

Silvia Pieraccini e Leonardo Testai

La Toscana investita da crisi energetica, carenza di materie prime e inflazione quest’anno rischia grosso: la crescita del prodotto interno lordo (Pil) potrebbe dimezzarsi rispetto alle previsioni di ripresa del gennaio scorso: dal +4,6% al +2,4% stimato dall’Irpet (l’Istituto regionale per la programmazione economica) nel Rapporto annuale sull’economia toscana presentato oggi, 28 aprile, a Firenze. Si tratta di un livello che “rischia di produrre danni – si legge nel documento – sul sentiero di crescita di medio e lungo periodo che avremmo potuto raggiungere in tempi di pace e di cooperazione”.

Ma c’è uno scenario ancora peggiore che incombe sulle speranze di prolungare i venti di ripresa, e che l’Irpet “non esclude” anche se lo definisce “meno probabile”: con l’inflazione all’8% e il razionamento immediato del gas proveniente dalla Russia il Pil 2022 della Toscana verrebbe praticamente azzerato.

Nel 2021 la crescita della Toscana è stata inferiore all’Italia

Le previsioni, illustrate dal direttore dell’Irpet Nicola Sciclone, arrivano dopo un 2021 in cui la Toscana ha sì recuperato terreno, ma crescendo meno della media italiana (+6,5% il Pil contro il +7,4% del Centronord) perché frenata dal turismo e dall’industria della moda, due settori che sono stati particolarmente colpiti dal Covid.

Nicola Sciclone, direttore dell’Irpet

“La crisi ci porterà a superare gli ostacoli alla crescita”

Il rovescio della medaglia, che Irpet ipotizza a medio-lungo termine, è che gli eventi avversi portino a mettere mano agli elementi strutturali che per tanti anni hanno ostacolato la crescita regionale: “La pandemia ha stimolato il rilancio degli investimenti pubblici – ha detto Sciclone – e la crisi energetica spinge a potenziare le energie rinnovabili. Ora la visione del futuro sembra più chiara, c’è più consapevolezza e ci sono le condizioni perché nel medio periodo si possa ripartire di slancio”. Sulle rinnovabili – che oggi pesano solo il 15,4% del fabbisogno energetico della Toscana, soddisfatto per quasi la metà dal gas naturale – la strada indicata dal presidente regionale Eugenio Giani è innanzitutto quella di potenziare la geotermia (che oggi dà 6 miliardi di kilowattora, tutti da centrali Enel Green Power, pari al 36% dell’energia elettrica prodotta nella regione): “Chi si oppone, come accade sull’Amiata e come fanno le Soprintendenze, e non capisce che da 63 giorni le cose sono cambiate è fuori dal mondo – ha detto il presidente intervenendo alla presentazione del Rapporto -. Propongo un tavolo con associazioni di categoria e sindacati per avanzare al Governo proposte di semplificazione dell’iter delle rinnovabili. Per motivare i territori ad ospitare gli impianti, poi, propongo di innalzare le royalties pagate dagli operatori, in questo senso lo definisco ‘federalismo energetico’”.

“Investire sulle rinnovabili? Le imprese ci stanno”

Confindustria Toscana, dal canto suo, ha dichiarato la volontà degli imprenditori di investire sulle rinnovabili per una maggiore autonomia energetica e per ridurre i costi. Basta che ve ne siano le condizioni: “Alla Regione chiediamo iter procedurali rapidi e finalmente in linea con la gravità della situazione”, ha affermato Maurizio Bigazzi, presidente dell’associazione, secondo cui “un Paese che non si preoccupa di creare fonti energetiche alternative è idiota. Siamo l’unico Paese europeo che produce l’energia elettrica col gas”. Su un piano più generale, ha aggiunto, bisogna “lavorare insieme” con istituzioni e sindacati, “collaborare il più possibile, ciascuno con le proprie prerogative e competenze. Non è il momento di dividerci”.

Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana

Al contrario, secondo il presidente di Confindustria Toscana, per una ripresa della domanda interna attraverso misure di sostegno ai salari “non possiamo discutere proposte che vadano nella direzione dell’aumento dei costi a carico delle imprese: siamo consapevoli che i salari devono mantenere il loro potere di acquisto a vantaggio della tenuta della domanda interna, ma la strada, in questo momento, non può essere quella degli aumenti a carico delle aziende. Si deve invece finalmente ridurre il costo del lavoro, intervenendo sul cuneo fiscale”. I sindacati hanno espresso preoccupazioni per la situazione attuale, e hanno invitato alla collaborazione fra istituzioni e corpi intermedi, anche sul tema delle risorse derivanti dal Pnrr.

La ripartenza della Toscana su un sentiero di ripresa dovrà colmare anche altri deficit storici, come quello infrastrutturale e quello digitale (“il processo di digitalizzazione in Toscana appare limitato a una quota ancora bassa di imprese”, sostiene il Rapporto). Tutte sfide che, secondo l’Irpet, “rendono prioritario il rilancio degli investimenti e delle scelte pubbliche. Negli ultimi 20 anni, caratterizzati da una pesantissima crisi e gravati dai vincoli di finanza pubblica rivolti al risanamento del debito, il Paese ha perso circa 200 miliardi di investimenti pubblici rispetto a quanto avrebbe realizzato se avesse seguito il trend del decennio precedente. Le risorse europee del Pnrr rappresentano quindi un’occasione imperdibile per recuperare questo crescente ritardo. Tuttavia per utilizzare in modo efficace le risorse è necessario rimuovere i vincoli di inefficienza che da sempre, in Italia come in Toscana, caratterizzano i tempi decisionali e di realizzazione degli investimenti. Il rafforzamento della capacità amministrativa delle stazioni appaltanti e, dall’altro, meccanismi di semplificazione procedurale, sia a monte in fase di programmazione e progettazione che a valle, in fase di affidamento, possono costituire una adeguata soluzione per rendere più efficace la filiera decisionale che, altrimenti, rischia di compromettere ogni sforzo di ripartenza”.

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Silvia Pieraccini e Leonardo Testai

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