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22 aprile 2022

Tsunami trasporti, ma l’export toscano (per ora) regge

Le aziende di logistica alle prese con le difficoltà operative e gli aumenti dei noli e dei carburanti. Cosa cambia nel settore.

Silvia Pieraccini

Il porto di shanghai, il più importante al mondo per il traffico container

Vedere 500 navi bloccate nel porto di Shanghai, cariche di migliaia di container in attesa di essere caricati e scaricati (per mancanza di personale dovuta al lockdown da Covid della città), e scorrere i prezzi alle stelle dei noli marittimi e aerei così come dei carburanti che alimentano i camion, rende sempre più attuale una domanda: l’import-export toscano subirà ripercussioni, quest’anno, a causa dello tsunami che sta investendo il settore della logistica? Oppure l’aumento dei prezzi e i ritardi nelle spedizioni (che fanno mancare forniture di ogni genere) potranno essere tamponati, in qualche modo, dagli operatori? E come?

Le aziende della logistica alzano le braccia

Le aziende toscane della logistica sono concordi: c’è poco da fare per attenuare gli effetti di questi eventi eccezionali. “I margini di manovra sono pochi – spiega Fabio Nocentini, vicepresidente dell’azienda di famiglia Savino del Bene, colosso delle spedizioni con quasi tre miliardi di fatturato 2021 e 660mila teu (container da 20 piedi) trasportati via mare, core business del gruppo -. I clienti, soprattutto negli ultimi mesi, hanno intensificato le richieste di soluzioni alternative ma modificare una rotta, cambiare una nave o addirittura passare dal trasporto via mare a quello aereo non è facile: bisogna stare molto attenti, valutando bene la fattibilità e i costi. Insomma, i casi in cui questo è possibile sono pochi”.

L’unica strada è aspettare che le navi siano caricate nei porti ingolfati: “Al porto di Los Angeles, pochi giorni fa, l’attesa era di quattro settimane – aggiunge Nocentini – mentre Shanghai, che è il più importante scalo container al mondo, sta lavorando a metà servizio”.

Prezzi aumentati per pandemia e guerra in Ucraina

Pandemia e guerra in Ucraina hanno dunque spinto all’insù i prezzi dei trasporti, ma non hanno cambiato le dinamiche delle aziende di logistica. “E’ chiaro che adesso sopra la Russia e l’Ucraina gli aerei non passano – spiega Mario Bartoli della fiorentina Alha, leader nell’air cargo con clienti concentrati in Toscana, nel fashion e nella gioielleria – ma per il resto le rotte restano quelle richieste dal mercato e le soluzioni per attenuare gli effetti degli aumenti di prezzi sono poche: possiamo cercare di ridurre i tempi di attesa degli autisti per il carico e lo scarico, che a causa della situazione che si è generata sono passati da due a quattro ore, oppure possiamo far partire la merce dall’estero anziché dall’Italia, ma non ci sono grandi alternative…”.

La stessa cosa vale nei trasporti su gomma. “I nostri camion vanno a gasolio – spiegano all’azienda pratese Albini & Pitigliani, specializzata in piccole spedizioni da 10-15 kg a 25mila kg – e se il prezzo del gasolio aumenta, è difficile aggirare l’ostacolo. Non c’è niente da fare, dobbiamo riversare gli aumenti di prezzo sulla clientela”.

Nonostante le difficoltà, il business dei trasporti corre

.La sorpresa è che gli aumenti di prezzo dei trasporti marittimi, aerei e su gomma – uniti ai ritardi di consegna delle materie prime – finora non sembrano aver rallentato il business delle aziende di logistica, che stanno lavorando a pieno ritmo. “Dall’inizio dell’anno non abbiamo visto rallentamenti, anzi – aggiungono all’Albini & Pitigliani – l’industria tessile, ad esempio, è piena di lavoro. Nei prossimi mesi è difficile fare previsioni perché le difficoltà operative sono tante e c’è il rischio che questo stato di cose diventi permanente”.

Eppure i camper della Valdelsa che non possono essere prodotti perché mancano i microchip; il vino che non può essere imbottigliato perché mancano le capsule, le etichette e le bottiglie; i macchinari che non possono essere completati perché mancano i componenti sono tutti segnali che sembrano alimentare rischi di contrazione per la produzione, e dunque anche per l’export della Toscana che nel 2021 ha sfiorato il valore-record di 48 miliardi di euro.

“In questo momento c’è qualche difficoltà nel riuscire a far ‘digerire’ l’aumento dei costi di spedizione ai clienti finali, quelli che ricevono la merce – spiega Bartoli – ma il prodotto made in Italy ha una grande forza e non potrà mancare sui mercati”. Il trasporto non si ferma di fronte alle difficoltà: “Il settore sta vivendo una fase favorevole, nonostante tutto”, conclude Fabio Nocentini.

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Silvia Pieraccini

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