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Industria

04 ottobre 2023

A Piombino Jsw avanti piano, e i sindacati aprono a Metinvest

L’ipotesi ucraina, bocciata in Friuli, torna alla ribalta per la Val di Cornia, dove a fine anno scade la Cig in deroga.

Leonardo Testai

L’estate non ha portato novità per il tentativo di rilancio delle acciaierie ex Lucchini di Piombino. Così, a tre mesi dalla fine degli ammortizzatori sociali per oltre 1.400 addetti, si è affacciata sul proscenio anche l’ipotesi Danieli-Metinvest: ovvero, portare a Piombino il progetto di acciaieria che avrebbe dovuto essere realizzato in partnership fra l’italiana Danieli e il colosso siderurgico ucraino Metinvest localizzato a San Giorgio di Nogaro (Udine), idea tramontata per la contrarietà della Regione Friuli-Venezia Giulia. L’attuale proprietà delle acciaierie di Piombino – Jsw Steel – fa muro e afferma di voler implementare il proprio piano industriale, mentre il sindaco Francesco Ferrari incontrerà a breve il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Ma i sindacati cominciano a essere impazienti, e le carte di Metinvest vorrebbero almeno andarle a vedere.

Il progetto friulano – un’operazione da 2 miliardi di euro – prevedeva un nuovo stabilimento basato sul forno elettrico ad arco, e da avanzate tecnologie ‘green’ di produzione dell’acciaio fornite dal gruppo Danieli. Le materie prime sarebbero provenute, invece, dai siti di estrazione del minerale di ferro di Metinvest a Kryvyi Rih, in Ucraina. L’operazione, a detta dei suoi sostenitori, avrebbe portato posti di lavoro in Ucraina e in Italia, consentendo a Metinvest di tornare al volume prebellico di utilizzo dei siti minerari di ferro del gruppo, volume ridottosi a causa del blocco dei porti ucraini, e della perdita del controllo operativo sugli impianti siderurgici di Mariupol.

L’altolà di Carrai: “Jsw sta già pagando nuovi macchinari”

Dopo le prime indiscrezioni di stampa sull’ipotesi Danieli-Metinvest, il Consiglio comunale di Piombino ha approvato una mozione che impegnava il sindaco e la giunta ad acquisire informazioni sulla questione, e a esercitare pressione nei confronti del governo affinché il progetto friulano venga valutato “nell’ambito di una strategia industriale nazionale più ampia, che abbia Piombino come luogo centrale”. La replica di Jsw Steel Italy non si è fatta attendere molto: “Troviamo francamente strano che, laddove le indiscrezioni della stampa fossero corrette, si stesse trattando con un’altra società”, ha sibilato in una nota Marco Carrai, vicepresidente esecutivo di Jsw Steel Italy.

Dal lato del ramo italiano del colosso indiano Jindal, infatti, questo è il momento in cui si dovrebbe accelerare per il cosiddetto ‘addendum’ all’accordo di programma per il rilancio del sito siderurgico, da sottoscrivere entro fine anno. “L’azienda ha presentato il piano di rilancio – ha sottolineato Carrai -, fatto le relative applications per la stipula del contratto di sviluppo per il Treno di laminazione rotaie e sull’hard to abate per la realizzazione del fondo elettrico. L’azienda, inoltre, ha già commissionato parte dei macchinari per l’investimento e cominciato a pagarli”. Inoltre, fa notare il vicepresidente di Jsw Steel Italy, non è la prima volta che vengono ventilate alternative per Piombino. “In passato questi interessi – osserva, con un riferimento al gruppo Arvedi – hanno avuto l’unica conseguenza di rallentare il procedimento legato all’addendum dell’accordo di programma”.

I sindacati rilanciano: “La politica attragga investimenti nuovi”

Sull’altro lato dello scacchiere piombinese, i sindacati aprono invece in modo esplicito all’ipotesi Danieli-Metinvest. “La politica dovrebbe smettere di fare ciò che ha fatto fino ad oggi, ossia subire passivamente e finalmente provare ad attrarre investimenti in un’area di crisi complessa come la nostra, da troppi anni affamata di lavoro e sviluppo”, attaccano le segreterie provinciali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil. “Abbiamo aree portuali pressoché deserte con banchine poco utilizzate – sostengono -. Anche se il progetto Jsw dovesse realizzarsi totalmente, è facile prevedere che si perderebbero posti di lavoro e si libererebbero aree inutilizzate”.

Per questi motivi, affermano i sindacati, “riteniamo doveroso provare ad aprire un canale con questi importanti gruppi e cercare di costruire e rilanciare un grande polo siderurgico piombinese, capace di produrre acciaio in maniera green e capace di spaziare dalla laminazione di prodotti lunghi e piani”. Anche perché il tempo stringe. “Ad oggi abbiamo una sola certezza – lamentano Fim, Fiom e Uilm – ossia la scadenza a gennaio dell’attuale cassa integrazione in deroga e la dichiarazione della Regione Toscana della mancanza di risorse economiche, se non saranno rifinanziate, per una proroga di tale ammortizzatore sociale”.

Un contesto delicato: dal rigassificatore alla discarica

La partita delle acciaierie è considerata decisiva per il futuro della capitale della Val di Cornia, che vive una delicata fase di passaggio, oltre che di avvicinamento alle elezioni amministrative del 2024. Da un lato, il rigassificatore Golar Tundra di Snam è in piena attività, ma il territorio di Piombino non ha ancora ottenuto le compensazioni richieste dalla Regione Toscana. Solo la questione della strada 398 – avviata da prima dell’operazione-Gnl – vede avanzamenti: il cantiere per la realizzazione del primo lotto procede, e va avanti anche l’iter burocratico per la progettazione del secondo lotto da Gagno al porto. Nel Piano strutturale il Comune ha stabilito che il tracciato attraverserà le aree Jsw.

Rimane poi da definire il futuro della discarica ex-Rimateria di Ischia di Crociano, che la società Rinascenza Toscana vuol trasformare in un polo dei rifiuti: ma il Comune ha trasmesso parere negativo alla conferenza dei servizi alla richiesta di modifica della Via, e il Consiglio ha votato all’unanimità una mozione contraria alla rimozione del vincolo sui soli rifiuti derivanti dallo smaltimento dei cumuli e da attività siderurgica, che darebbe la possibilità di conferire rifiuti organici e speciali. “Si aprirebbe alla possibilità di un conferimento indiscriminato di rifiuti ad alto valore odorigeno – accusa Ferrari – con conseguenze sull’ambiente e sui cittadini. Sono convinto che la Regione Toscana non possa tecnicamente, e mi auguro non voglia politicamente, procedere in tal senso”.

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Leonardo Testai

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