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26 gennaio 2023

E’ nata la Multiutility Toscana (e prova a crescere in fretta)

Fuse le 4 società promotrici: via a un aumento di capitale da 1,2 miliardi inseguendo Estra e Acque Spa, poi Borsa nel 2024.

Leonardo Testai

Arrivato il parere favorevole dell’Antitrust, che non ha ravvisato il pericolo di posizioni dominanti, il primo embrione della Multiutility Toscana si è finalmente manifestato con l’atto di fusione per incorporazione tra Alia Servizi Ambientali, Publiservizi, Consiag e Acqua Toscana, siglato a Firenze. La nuova società è costituita dai Comuni di Firenze (37,1%), Prato (18,1%), Pistoia (5,54%) Empoli (3,4%) e altri Comuni toscani (35,9%): detiene circa il 40% delle quote di Estra, il 58% di Publiacqua, il 19% di Acque Spa ed il 31% di Toscana Energia.

Non c’è ancora il nome: quello arriverà a metà anno. Per la quotazione in Borsa, invece, l’obiettivo dichiarato è realizzarla nel 2024, con una prima finestra utile tra marzo e aprile. Allo stato attuale, la nuova società può vantare circa 700 milioni di euro di ricavi annui, con un Ebidta di 170 milioni, e investimenti stimati in 170 milioni all’anno: ma il bacino potenziale viene stimato in 3 miliardi di fatturato a livello regionale, e oltre 4 miliardi considerando le regioni limitrofe.

La sfida è attrarre Estra e Acque Spa

Prima dello sbarco sui mercati azionari, infatti, entro i prossimi mesi è previsto un primo aumento di capitale per 1,2 miliardi di euro, per permettere l’ingresso di altri azionisti pubblici. L’obiettivo rimane infatti quello di coinvolgere nell’operazione-Multiutility i Comuni azionisti di Estra, e anche quelli di Acque Spa, per arrivare in prospettiva a un consolidamento che trasformerebbe l’attuale embrione di Multiutility, radicato solo nella Toscana centrale, nel quarto player italiano di settore. “La delega al Cda resta aperta per 5 anni – ha precisato Alberto Irace, amministratore delegato di Alia che sarà alla guida della Multiutility -, e i soci pubblici potranno continuare a conferire le loro partecipazioni. Chi lo farà dalla prima fase parteciperà al meccanismo della quotazione, e dunque ai vantaggi che derivano dalla valorizzazione della propria partecipazione. Coloro che lo faranno dopo, si confronteranno con un soggetto la cui valutazione sarà data dal mercato”.

Il cronoprogramma prevede inoltre l’ottenimento del corporate credit rating e dell’Esg rating, “per ristrutturare il debito delle società fuse – ha spiegato Irace -, e dunque cominciare quanto prima ad avere più risorse finanziarie a costi più accettabili”. In tema di governance, è stata convocata per il prossimo 10 febbraio l’assemblea dei soci, con l’obiettivo di integrare il numero dei componenti del consiglio di amministrazione per dare maggiore rappresentanza ai Comuni presenti all’interno della Multiutility.

Tomasi “chiama” i sindaci del centrodestra

Il nodo della rappresentanza dei territori, e della loro capacità di incidere concretamente sulla direzione di marcia della Multiutility, e per altri versi la connotazione politica del progetto, sono questioni che nei mesi scorsi hanno tenuto lontani i Comuni della Costa e della Toscana Sud. Ai quali rivolge ora un appello Alessandro Tomasi, il sindaco di Pistoia che porta i colori del centrodestra in una compagine societaria dominata dal centrosinistra a trazione Pd (e tendenza Bonaccini). “L’interlocuzione è in corso con i sindaci di Pisa, Siena, Arezzo, Grosseto”, ha spiegato Tomasi, secondo cui serve una società “con le spalle larghe per contrastare altre multiutility nate nel territorio italiano, che stanno acquistando impianti nel nostro territorio e stanno acquisendo quote di mercato: e anche, mi permetto, aziende straniere che potrebbero aggiudicarsi gare per i servizi pubblici”.

Secondo il sindaco di Pistoia, infatti, “è sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo nel trasporto pubblico locale, con una gara unica disastrosa, un competitor francese che ha vinto la gara, e i servizi che lasciano a desiderare”. Il progetto di aggregazione, nelle parole di Tomasi, assume così le sembianze di una svolta “sovranista” per i servizi toscani: “All’interno di Publiacqua, per esempio, il socio privato Acea – ha osservato – esprime l’amministratore delegato, fa le politiche industriali, e porta via dal nostro territorio il 40% degli utili. In Toscana Energia, grazie a strategie sciagurate, il 51% è in mano a Italgas, ed è difficile tornare indietro”.

Il 51% in mano ai Comuni, anche con la Borsa

Il ricorso ai mercati finanziari, secondo quanto hanno ribadito i promotori della Multiutility, è fondamentale per conferire al nuovo player la forza finanziaria per realizzare gli investimenti necessari al territorio. Secondo il progetto, i Comuni soci costituiranno una HoldCo pubblica in cui conferiranno il 100% delle partecipazioni di Multiutility Toscana: in tale società resteranno soltanto le funzioni corporate di Alia, e la stessa Multiutility Toscana costituirà una OpCo (Alia OpCo) in cui confluirà la gestione dei rifiuti. Per effetto della quotazione in Borsa, almeno il 51% del capitale sociale di Multiutility Toscana resterà detenuto dalla HoldCo (dunque in mano pubblica), mentre fino al 49% sarà offerto al mercato.

“Intorno a noi – ha osservato il sindaco di Prato, Matteo Biffoni – emiliani, lombardi, liguri, piemontesi, veneti, hanno fatto la scelta della quotazione in Borsa: magari noi siamo più brillanti, e ci viene un’idea più efficace. Se qualcuno ce l’ha, che ce la spieghi, altrimenti si va in Borsa, Tra l’altro le delibere approvate a Prato, Pistoia e Firenze dicono esattamente questo: dicono che si deve valutare fino in fondo ogni opportunità di finanziamento dell’azienda, compresa quella della Borsa, e poi scegliere la migliore”. Si spinge più in là Brenda Barnini, sindaca di Empoli: “La quotazione in Borsa è il vero elemento di svolta”.

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Leonardo Testai

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