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Finanza

13 gennaio 2023

In Toscana si fa largo il settore parabancario

Da Accenture a Ion, la discesa in campo di nuovi soggetti cambia gli scenari, mentre i tradizionali servizi bancari arretrano.

In Toscana nell’ultimo anno, come conseguenza dei processi di concentrazione in atto nel mondo del credito, sono stati espulsi 2mila lavoratori bancari (di cui 1.345 solo da Mps): è quanto rileva una ricerca di Ires Toscana, presentata in un convegno della Fisac-Cgil a Prato. Secondo la ricerca, 26 comuni toscani non hanno sportelli bancari e diversi di questi nemmeno un bancomat. Mentre cresce il peso del mondo cosiddetto “parabancario”.

Infatti nell’arco di 10 anni, a fronte del calo del 13% dei dipendenti delle banche tradizionali, è cresciuto del 90% il numero dei soggetti parabancari, cioè società che acquisiscono attività e lavoratori dalla banche in riorganizzazione e applicano spesso contratti diversi da quello del credito: Ires prevede per i prossimi 5 anni un raddoppio del numero dei lavoratori dipendenti di queste imprese, con la riduzione del 10% dei bancari propriamente detti.

Da Accenture a Ion, nuovi protagonisti

Secondo Roberto Errico, curatore della ricerca, “alla riduzione del perimetro dei lavoratori della finanza propriamente detto (le banche tradizionali) fa da contraltare l’affermarsi di nuovi soggetti in gran parte oligopoli finanziari multinazionali. Come Accenture, già proprietaria di Fruendo che recentemente ha acquisito attività e lavoratori esternalizzati nella recente riorganizzazione di Bnl anche a Firenze. Altri soggetti, come Ion di Andrea Pignataro (25 acquisizioni negli ultimi 5 anni), stanno assumendo un peso sempre maggiore anche nella nostra regione con l’ingresso, e si suppone presto il controllo, in Cassa di Risparmio Volterra”.

L’ascesa dei soggetti parabancari, secondo Quiriconi, presenta “un problema”, perché “in queste imprese si applicano 4 contratti diversi spesso per analoghe lavorazioni, una specie di supermercato che espone al rischio di un vero e proprio dumping”. Secondo la ricerca, infatti, si può stimare che il 55/60% dei lavoratori del parabancario lavori in aziende con contratto differente da quello di settore. In termini di retribuzione media annua lorda dei parabancari, quelli con contratto Abi/Federcasse risulterebbe inferiore del 13,5% rispetto ai bancari “classici”, e addirittura del 36,5% per i bancari coperti8 da altri contratti collettivi nazionali.

Peraltro, sottolinea la ricerca, dall’analisi sono escluse le BigTech: da Amazon a Google, da Facebook ad Apple. “Si tratta di aziende – si legge – che hanno già acquisito licenza bancaria Ue e potrebbero entrare nel mercato finanziario con effetti dirompenti ed economie di scala senza precedenti”.

“Fermiamo la desertificazione bancaria”

Fisac-Cgil Toscana, per quanto riguarda il mondo bancario tradizionale, chiede che “i processi di concentrazione “vengano governati garantendo qualità del lavoro e servizi sul territorio per cittadini ed imprese”, ha affermato Daniele Quiriconi, segretario generale di Fisac Cgil Toscana, che invoca “un forte contrasto” ai processi di desertificazione bancaria agendo su “gruppi che hanno ripreso a macinare utili e distribuire dividendi nonostante gli inviti alla prudenza della Bce”.

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