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Sviluppo

17 gennaio 2024

Stem e startup, serve un cambio di marcia per attrarre investimenti

Il report Ambrosetti, presentato all’Annual meeting di Invest in Tuscany, evidenzia i punti forti e deboli della regione.

Leonardo Testai

La Toscana brilla per occupazione femminile e hitech, per propensione all’export e saldo commerciale, per energie rinnovabili e imprenditoria straniera, ma la quota di startup innovative è molto bassa, così come i laureati in discipline Stem, e anche le aziende che vendono online sono meno della media nazionale. Il Rapporto della Community Toscana 2024 realizzato da The European House-Ambrosetti, e presentato all’Annual meeting di Invest in Tuscany, evidenzia i punti forti della regione, ma anche i punti deboli “su cui intervenire per assicurare uno sviluppo futuro sostenibile nel medio-lungo termine”, afferma Pio Parma, senior consultant The European House – Ambrosetti e responsabile della Community Toscana.

Un quadro complessivo in miglioramento

Per il rapporto della Community Toscana 2024, che si pone l’obiettivo di misurare l’attrattività della regione per valutarne la capacità di sviluppo e competività, il 74% degli indicatori economici analizzati presenta una variazione positiva nell’ultimo anno (26 su 35) nel confronto con le altre regioni. Tra gli ambiti su cui la Toscana supera la media nazionale figurano la percentuale di nuove imprese avviate in rapporto alla popolazione (seconda regione in Italia), l’incidenza delle rinnovabili al netto dell’idroelettrico (95,4% rispetto al 74,5% di media nazionale), l’export che rappresenta il 42,4% del Pil regionale contro una media del 31,9%.

La Toscana è invece nella metà inferiore della classifica nazionale per quanto riguarda otto indicatori: davvero poco brillante è il risultato relativo alla quota di startup innovative sul totale delle nuove società (2,68%, 18/a regione in Italia), ma anche sui laureati nelle discipline Stem la quota del 13,8% vale solo un 16/o posto nazionale. Piazzamenti poco lusinghieri anche per quanto riguarda l’export hi-tech (il 37,8% del totale, 15/o posto), la quota di aziende che vendono online (11,8%, 13/o posto) e la presenza di ricercatori (il 16,7%, 12/o posto).

Secondo Parma, la Toscana oggi ha “innanzitutto l’importanza di adeguare l’offerta formativa alle nuove esigenze del mercato del lavoro, soggetto sempre più a una forte accelerazione sul fronte tecnologico. Ad oggi il 41,9% delle assunzioni è di difficile reperimento, così come si dovrebbe favorire una maggiore specializzazione del sistema post-diploma (Its e Università) sulle discipline Stem. In seconda battuta, dalla transizione green possono derivare importanti opportunità per la decarbonizzazione dell’economia e l’abbattimento dei costi energetici, ad esempio favorendo investimenti sulle fonti rinnovabili e su nuove tecnologie (come l’idrogeno). Infine le aziende richiedono una migliore connettività a livello regionale per i flussi delle merci, aspetto strategico insieme alla promozione di una crescente digitalizzazione dei processi e dei modelli di business”.

Da Dior a Sorgenia, gli investimenti più recenti

Sono circa tremila le unità locali di aziende multinazionali in Toscana (il 6,2% del dato nazionale), con oltre 80mila lavoratori, che rappresentano lo 0,9% delle unità locali toscane ma contribuiscono al 19,5% del valore aggiunto (11,2 miliardi) e al 18,1% del fatturato (37,2 miliardi). E sono in tutto 95 i progetti di investimento che hanno ricevuto assistenza da parte di Invest in Tuscany, lo sportello dedicato della Regione Toscana, nel periodo 2018-2022. Tra gli investimenti di rilievo avvenuti nel 2023 figurano Dior, Ecopol e Sorgenia (nuove imprese), Ginko, Marzocco Group, 7-Industries Holding, Valmet Oyi (acquisizioni) e Baker Hughes, Biomerieux, Aboca, Solvay, Verallia, Yachtline (espansioni).

La Regione medita una nuova legge per l’attrattività

Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha colto l’occasione dell’Annual meeting per annunciare che “stiamo studiando altre misure” oltre a quelle già esistenti, fra cui il bando da 5,2 milioni che sarà aperto da febbraio, “con un possibile punto di approdo di questo lavoro: dotarsi di una legge specifica sull’attrazione” di investimenti sul territorio, “così come fatto in tempi recenti da altre Regioni”.

Fra le altre misure allo studio, ha spiegato Giani, “la mappatura di aree industriali dismesse, per favorire l’insediamento di nuove imprese senza aumentare il consumo di suolo, la creazione di un gruppo di lavoro interdirezionale, per velocizzare e semplificare il rapporto tra imprese e Regione e la messa a punto di ‘pacchetti’ di incentivi multimisura che supportino i nuovi insediamenti relativamente a costi di insediamento, ricerca e sviluppo, formazione del personale”.

Si insedia l’Advisory board di Invest in Tuscany

L’occasione dell’Annual meeting ha visto anche l’insediamento dell’Advisory board di Invest in Tuscany, il tavolo consultivo regionale previsto dal protocollo tra Confindustria, Confindustria Toscana e Regione Toscana, che si occupa di favorire il confronto e la risposta istituzionale alle esigenze delle imprese estere o di rilevanza nazionale già presenti nel territorio regionale o che intendono investire in Toscana.

All’Advisory board hanno partecipato i componenti della Commissione multinazionali di Confindustria Toscana. “Siamo convinti che lavorando fianco a fianco – ha spiegato Paolo Ruggeri, coordinatore della Commissione multinazionali di Confindustria Toscana e vicepresidente di Baker Hughes-Nuovo Pignone – la Regione potrà rappresentare un acceleratore dei nuovi progetti industriali e che sarà possibile tracciare una via toscana all’innovazione non solo per le grandi corporation, ma anche e soprattutto per le Pmi a cui esse sono legate da consolidati rapporti di filiera”.

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Leonardo Testai

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