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Industria

24 luglio 2023

Chiusure e reindustrializzazioni, la Regione prova col “modello Alival”

Accordo fra Lactalis e istituzioni locali per agevolare il rilancio del sito dismesso di Ponte Buggianese.

Leonardo Testai

Un accordo per favorire l’individuazione e il subentro di un nuovo investitore per il recupero del sito produttivo Alival di Ponte Buggianese (Pistoia). Quello siglato da Comune, Regione Toscana e azienda – parte della multinazionale lattiero-casearia Lactalis – è un protocollo d’intesa che Palazzo Strozzi Sacrati vuole elevare a modello per le reindustrializzazioni in virtù degli impegni, assunti dell’azienda che dismette lo stabilimento, per la mitigazione dell’impatto della chiusura e l’aiuto a un percorso di rilancio.

“Un esempio da lanciare a livello nazionale”, ha detto il governatore Eugenio Giani, festeggiando la ricollocazione dei primi 29 lavoratori (erano 45 un anno fa). Nella speranza che il successivo tentativo di reindustrializzazione abbia esiti più favorevoli rispetto a quelli dell’ultimo ventennio: da Electrolux a Eaton, da Trw a Mabro, passando per le vertenze ancora in corso (ex Gkn) e per i piani di rilancio ancora in fieri (Bekaert).

Con l’accordo Alival – che nella primavera 2022 aveva annunciato la dismissione del sito che produceva mozzarelle, porzioni di pecorino e ricotta – si impegna, nel caso un nuovo investitore (che ancora non sembra esserci) continui ad operare in attività di trasformazione casearia compatibili con quelle finora esercitate nello stabilimento Alival-Lactalis, ad assicurare il trasferimento della proprietà dei macchinari e degli impianti presenti nello stabilimento, il cui valore è stimato in un milione di euro.

Lactalis rimane in Toscana (a Porcari e Pienza)

Se entro il 30 aprile 2024 un nuovo investitore per il sito produttivo di Ponte Buggianese non si sarà fatto avanti, o se si sarà fatto avanti un player non operante nel settore lattiero-caseario, la multinazionale girerà al Comune anche i 300mila euro che avrebbe messo a disposizione per il ripristino dell’area. L’azienda si impegna inoltre a collaborare per la successiva azione di scouting promossa da Comune e Regione per individuare una o più filiere che si possano integrare nel tessuto economico, sociale e ambientale. Lactalis si impegna poi a contribuire per un importo complessivo fino a 100mila euro ad opere con finalità sociale (il completamento di un villaggio scolastico).

“Abbiamo raggiunto un accordo prima con i sindacati e poi con Regione e Comune – ha spiegato Michele Fochi, direttore generale della business unit di Lactalis – andando forse anche al di là di quello che dovevamo fare, ma l’obiettivo era quello di trovare una soluzione che fosse la più equa ed equilibrata possibile, e che soprattutto desse lo spazio per un futuro anche ad una realtà territoriale come quella come questa. In Toscana noi siamo fortemente radicati perché abbiamo ancora due stabilimenti, uno a Porcari e uno a Pienza. Proprio su Pienza stiamo lavorando a un rafforzamento della nostra capacità produttiva per l’aumento delle esportazioni del Pecorino Toscano, quindi siamo molto legati a questo territorio, e ci sembrava giusto trovare questo tipo di accordo con tutta la comunità locale”.

“E’ un esempio sul piano nazionale”

“Useremo l’accordo di oggi come un precedente in tutte le future vertenze toscane – ha spiegato Valerio Fabiani, consigliere speciale del presidente della Regione per le crisi aziendali – ma vorremmo che questo esempio potesse ispirare anche un’iniziativa legislativa nazionale sulla responsabilità sociale di impresa”. Per Fabiani “c’è stato un buon accordo sindacale che ha consentito alla Regione Toscana di fare un protocollo per la ricollocazione dei lavoratori: e la metà dei lavoratori che stiamo seguendo è già stata ricollocata, ha già trovato una nuova occupazione grazie al lavoro straordinario del Comune e di tante Pmi che si sono rese disponibili. E poi c’è il protocollo di oggi, che punta a preparare le migliori condizioni possibili per la reindustrializzazione”.

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Leonardo Testai

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