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01 agosto 2023

“Nasce una scuola di pelletteria per formare manodopera per le Pmi”

I progetti della nuova presidente di Assopellettieri, Claudia Sequi dell’azienda Pelletterie Claudia di Pontassieve.

Silvia Pieraccini

Claudia Sequi, prima presidente donna di Assopellettieri

Il più importante distretto italiano della pelletteria, quello toscano, esprime ancora una volta il presidente di Assopellettieri, l’associazione aderente a Confindustria Moda che riunisce i produttori di borse, portafogli, cinture e valigie. Per la prima volta alla guida arriva una donna, Claudia Sequi, 55 anni, laureata in Lingue, vicepresidente dell’azienda di famiglia Pelletterie Claudia di Pontassieve (Firenze) che produce col marchio proprio e per private label, eletta il 25 luglio scorso dall’assemblea dei soci. Sequi prende il posto di un altro imprenditore fiorentino, Franco Gabbrielli, che ha guidato Assopellettieri negli ultimi quattro anni, e – forte dei tanti anni passati nel consiglio generale dell’associazione – ha ben chiare le cose da fare.

Presidente, da dove partirà il suo lavoro?

Dalla formazione, perché interessa tutte le aziende e perché è previsto che nei prossimi dieci anni usciranno dal settore sette-ottomila lavoratori, cioè il 20% dei 40mila attuali, che già non bastano a coprire le esigenze del sistema. Dobbiamo creare nuova manodopera.

I grandi marchi lo stanno facendo creando scuole all’interno degli stabilimenti

Le scuole interne vanno benissimo, ma dobbiamo pensare anche alle piccole e medie aziende che non possono farle. Ecco perché in Lombardia è già aperta Aslam, che organizza corsi di pelletteria in collaborazione con Assopellettieri, ed ecco perché stiamo pensando alla nascita di una scuola simile in Toscana, che spero possa essere annunciata agli Stati generali della pelletteria che organizzeremo nel Salone de’ Cinquecento in Palazzo Vecchio il 17 ottobre prossimo.

Lavorerete per cambiare la percezione della figura del pellettiere?

Esatto: vogliamo cominciare dalle scuole medie per far capire che il lavoro in pelletteria è una professione che può dare grandi soddisfazioni, permette di fare carriera e col passare del tempo di avere stipendi interessanti. Dobbiamo cancellare la vecchia idea della fabbrica come ambiente poco attraente, far comprendere che anche le competenze tecniche, digitali, manageriali sono cambiate, si sono evolute.

Questa visione può servire anche ad aiutare il passaggio generazionale, che in alcune aziende familiari è difficile?

Nella mia azienda il passaggio lo abbiamo fatto, da mio padre a me e mio fratello, ed è stato indolore, anche se quando io ho cominciato a lavorare, dopo essermi laureata in Lingue, è stato un bello choc. Mio padre ha avuto l’intelligenza di lasciarci spazio, consentendoci anche di sbagliare, ma non è un passaggio semplice e tanti si sono scottati. Quello che può fare l’associazione è cercare di avvicinare i giovani al settore, per far vedere che il mondo della pelletteria non è più ancorato ai vecchi paradigmi, ha potenzialità per il futuro. Se tutto il mondo guarda all’Italia come leader nella produzione di pelletteria, e se i grandi marchi continuano a costruire qui stabilimenti produttivi, ci sarà un motivo.

Quali sono gli altri progetti del suo mandato?

Non possiamo prescindere dalla sostenibilità, sia quella ambientale legata ai valori Esg e quindi a temi come lo smaltimento dei rifiuti industriali, sia quella economica della filiera, che significa legalità: non possiamo permetterci di intaccare il valore del made in Italy, da tutti i punti di vista. E poi è importante l’internazionalizzazione.

In Toscana però molte aziende fanno i terzisti per i grandi marchi e non hanno bisogno di cercare clienti all’estero…

L’opzione internazionale è importante per tutte le anime della pelletteria, sia per chi ha un marchio proprio, sia per chi produce per private label, sia per chi lavora per terzi, perché potersi confrontare con altri mercati e con altri brand è utile, arricchisce. In questo senso è servito il progetto Mipel Lab che da Milano è arrivato a New York e prossimamente sbarcherà a Parigi. Una associazione deve avere il compito di creare opportunità per le aziende, ed è a questo che tendiamo col progetto internazionalizzazione.

Qual è lo stato di salute attuale del distretto toscano della pelletteria?

Non è uno dei momenti più felici, c’è un rallentamento nella produzione e negli ordini e l’aumento dei prezzi delle materie prime e la guerra alle porte non facilitano il nostro lavoro. Per questo sono convinta che l’associazione debba creare momenti di incontro e di scambio di informazioni tre le imprese, per superare un momento non semplice.

Le piccole aziende rischiano di essere ‘mangiate’ dai grandi marchi del lusso?

I grandi marchi stanno tentando di verticalizzare le produzioni. Dobbiamo aiutare le aziende a favorire una crescita organica, perché esiste anche una via della crescita che passa dalla propria struttura. Dobbiamo dare occasioni e opportunità, consapevoli che siamo il distretto leader. Per questo è fondamentale avere la manodopera con cui poterlo alimentare.

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Silvia Pieraccini

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