Ance Toscana, associazione nata nel 1973 per rappresentare gli interessi delle imprese industriali del settore, celebra i 50 anni con un libro che ne ripercorre la storia e un convegno (all’auditorium della Camera di commercio di Firenze, con la presidente nazionale Ance Federica Brancaccio e alcuni parlamentari) che ha affrontato molte delle questioni ancora aperte.
Stabilità per fare investimenti
Una sopra tutte: “Serve un rapporto più stretto tra pubblico e privato”, ha sottolineato il presidente di Ance Toscana, Rossano Massai, salendo sul palco per tenere la sua relazione che ha messo in fila le richieste del settore, e riprendendo un auspicio fatto anche dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. “Ci sono aspetti che devono profondamente cambiare – ha spiegato – seguendo lo spirito che il nuovo codice sembra imprimere nei principi del primo articolato. Noi operatori economici chiediamo di avere stabilità, perché nessuna impresa potrà intraprendere un percorso virtuoso, di crescita, mettendo in atto gli investimenti necessari, se non avrà un terreno di regole e politiche stabili nel tempo”.
Cinque “basta” per politici e amministratori
Un rapporto più equilibrato con la Pubblica amministrazione, secondo Massi, è “l’unico modo per affrontare le principali sfide: rigenerazione urbana, transizione ecologica, Pnrr da concretizzare”. Per questo Massai ha fatto appello ai politici e agli amministratori che aveva davanti, dal presidente Giani ai parlamentari Deborah Bergamini (Forza Italia), Maria Elena Boschi (Italia Viva), Marco Lombardo (Azione), Gianni Anselmi (Pd), fino al presidente Anci Matteo Biffoni, dicendo “basta” a cinque operazioni: 1) basta ai bonus, ai crediti incagliati, a migliaia di imprese sull’orlo del fallimento e a famiglie che abitano in cantieri ormai fermi da tempo e senza via di uscita; 2) basta con le imprese che per lavorare fanno, di fatto, da cassa allo Stato: ristori e Sal compensativi per caro materiali ancora non corrisposti e senza la certezza che lo siano, rimborsi Iva, vedi split payment, con ritardi importanti, Sal per lavori pagati in forte ritardo; 3) basta con i bandi di gara che non adottano prezzari aggiornato o a metodi di aggiudicazione che non premiano le imprese strutturate, corrette e sane; 4) basta con le logiche conservative di principio, con le normative obsolete che impediscono la rigenerazione sostenibile delle nostre città e del nostro territorio, e sbarrano l’accesso a nuove tecnologie o a pratiche innovative di recupero e riciclo; 5) e basta anche con il non ascoltare, non ascoltarci, quando viene fatto i risultati poi si vedono.
Il problema della mancanza di manodopera
Massai ha anche chiesto aiuto agli istituti superiori e all’Università per definire percorsi di formazione che sappiano offrire nuovi stimoli ai giovani, vista la grave carenza di personale con cui l’edilizia deve fare i conti. L’Istituto tecnico superiore Ate, nato l’anno scorso, è stato un passo strategico ma ora serve un lavoro ulteriore di coinvolgimento e gli studenti dell’Ate, che erano in sala, sono stati chiamati a raccontare le proprie esperienze.
Silvia Pieraccini