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Industria

06 febbraio 2024

In Toscana l’idrogeno aspetta le rinnovabili (per decollare)

Aumentano i progetti per costruire la filiera, ma per evitare emissioni serve energia pulita: troppi ostacoli e ritardi, lamentano le aziende.

Silvia Pieraccini

immagine di Freepik

Alle spalle ci sono anni di sperimentazioni pubbliche dai risultati deludenti, come quella della Provincia di Prato che provò – era il 2005 – a produrre idrogeno da impiegare come carburante per i bus attraverso l’energia fornita dai pannelli solari, riutilizzando pure l’ossigeno ricavato dal processo per la depurazione dell’acqua industriale; o come l’avveniristico progetto della Regione Toscana – era il 2018 – per dar vita a una filiera completa dell’idrogeno per alimentare i treni, dalla produzione allo stoccaggio fino alla distribuzione del gas e alla costruzione dei convogli da impiegare su linee non elettrificate del territorio (al posto degli inquinanti treni diesel che circolano ancora oggi).

Idrogeno verde fondamentale per la transizione energetica

Se quella è stata la stagione pionieristica dell’idrogeno, oggi i progetti sono decisamente più promettenti, anche perché la transizione energetica è avviata e l’idrogeno verde – prodotto da elettrolisi dell’acqua attraversata da una carica elettrica da fonte rinnovabile per avere “emissioni zero” – è considerato un gas indispensabile nel futuro prossimo.

Nuovo Pignone investe in startup e impianti

E’ per questo che un’azienda d’eccellenza come la fiorentina Nuovo Pignone (del gruppo americano Baker Hughes), leader nelle tecnologie per l’estrazione del petrolio e la liquefazione del gas naturale, sta lavorando a progetti-pilota sull’idrogeno come combustibile (anche miscelato col gas naturale) per alimentare le turbine di nuova generazione. L’azienda da tempo è andata in cerca di nuove soluzioni, e due anni fa ha acquisito il 30% dalla startup toscana Nemesys, specializzata nella ricerca e sviluppo di tecnologie innovative per la filiera dell’idrogeno (produzione, trasporto, stoccaggio e utilizzo finale), come l’elettrolizzatore alcalino ad alta efficienza e la batteria a idrogeno ricaricabile. In occasione del meeting annuale svoltosi poche settimane fa a Firenze, inoltre, Nuovo Pignone ha inaugurato nello stabilimento fiorentino un impianto per collaudare un’intera turbina a idrogeno (combustibile oggi portato con autocisterne e monitorato con robot, in attesa di avviare la produzione a Firenze), aggiungendo un tassello alla strategia di decarbonizzazione.

Solvay sta sviluppando elettrolizzatori

Si muove anche Solvay, il colosso del bicarbonato di sodio con base a Rosignano (Livorno), che da qualche anno è entrata nella filiera dell’idrogeno attraverso la progettazione, sviluppo e commercializzazione di soluzioni tecnologiche per le membrane polimeriche usate negli elettrolizzatori e nelle celle a combustibile, studiando anche nuove cisterne per lo stoccaggio dell’idrogeno. L’anno scorso Solvay ha avviato un progetto per la produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse. Il progetto, promosso da Solvay Chimica Italia con la società Sapio Produzione Idrogeno Ossigeno srl, vale 19,7 milioni di euro e ha vinto un bando regionale da 17,5 milioni (risorse del Pnrr veicolate dal ministero dell’Ambiente) per la “realizzazione di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno rinnovabile e relativi sistemi ausiliari necessari al processo produttivo, compresi eventuali sistemi di compressione e di stoccaggio dell’idrogeno, oppure la realizzazione di impianti addizionali agli elettrolizzatori”.

Ineos rivendica la necessità di impianti rinnovabili

Se le risorse pubbliche sono considerate fondamentali per far decollare i progetti sull’idrogeno, altrettanto fondamentale sembra essere la semplificazione dell’iter autorizzativo per realizzare impianti di energia rinnovabile necessari al processo di elettrolisi: “Gli investimenti sulle rinnovabili sono troppo lenti in Italia – ha ammonito Georges Madessis, country manager Italy di Ineos-Inovyn in occasione del meeting annuale dell’ufficio regionale per l’attrazione degli investimenti ‘Invest in Tuscany ‘-. A Pisa ci sono ingegneri di fama mondiale pronti a sviluppare l’idrogeno, ma servono le fonti rinnovabili. Noi a Rosignano siamo arrivati ad essere lo stabilimento migliore di tutto il mondo Ineos sull’idrogeno, ma senza rinnovabili non andiamo da nessuna parte”. La protesta è contro i tempi troppo lunghi e i procedimenti troppo complessi per realizzare gli impianti rinnovabili. A Rosignano, nel parco industriale Solvay dove operano sei aziende, si producono quattromila tonnellate l’anno di idrogeno e continua a lavorare alla ricerca.

Estra sperimenta la tenuta della rete di distribuzione del gas

Le potenzialità dell’idrogeno spingono anche a sperimentare la tenuta delle reti di distribuzione del gas metano al passaggio di una miscela metano-idrogeno. E’ quel che farà Enea, ente di ricerca pubblico, grazie alla collaborazione con l’azienda toscana di distribuzione del gas Centria (Gruppo Estra), che metterà a disposizione il campo prove di Arezzo. L’idrogeno immesso in rete sarà aumentato progressivamente – dal 2% al 5% fino al 10% nella prima fase – per poi crescere ancora nella seconda fase e verificare la capacità e l’affidabilità della rete di distribuzione.

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Silvia Pieraccini

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