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Impresa

17 ottobre 2023

Il payback dei dispositivi medici torna nel mirino

Le aziende chiedono un’altra proroga nei pagamenti (390 milioni in Toscana) per non finire in difficoltà. A rischio le forniture negli ospedali.

Silvia Pieraccini

Mancano due settimane alla scadenza dei termini (che erano stati prorogati due volte, da ultimo fino al 30 ottobre) per il versamento degli importi dovuti come payback dalle imprese fornitrici di dispositivi medici al Servizio sanitario nazionale, e il bubbone è pronto a scoppiare di nuovo: “Siamo stupiti e preoccupati – afferma Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria-Dispositivi medici – che nella manovra finanziaria non si affronti la questione del payback dei dispositivi medici, come se il problema non esistesse”.

Per la Regione sarebbe un salvagente

Si tratta del sistema di ripiano della spesa sanitaria regionale “extra” rispetto al tetto fissato, che esiste da anni per i farmaci e che è stato introdotto anche per i dispositivi medici, chiamando a pagare le aziende fornitrici di garze, siringhe, tamponi, stent, pacemaker, apparecchi diagnostici, cateteri, pannolini. La previsione, contenuta nel decreto legge Aiuti-bis del Governo Draghi, è diventata operativa nel dicembre scorso, quando le Asl hanno inviato le prime richieste di pagamento alle aziende per gli anni 2015-2018 (la quota dell’extra-spesa a carico dei fornitori è del 40% per il 2015, del 45% per il 2016 e del 50% per il 2017 e 2018; il ripiano viene calcolato sull’extra spesa rispetto a un tetto del 4,4% dei fondi sanitari a disposizione delle Regioni). Quelle richieste, rimaste ‘congelate’ fino a oggi, porterebbero risorse fondamentali per le Regioni – compresa la Toscana – per riuscire a ripianare i bilanci in rosso della sanità.

Per le aziende fornitrici è un grosso pericolo

Il versamento di somme ‘pesanti’ – in Toscana, per gli anni 2015-2018, si stima una somma vicina a 390 milioni di euro (su 2,2 miliardi dell’intero Paese) – riguarda più di mille imprese in tutta Italia, “che forniscono il Servizio sanitario nazionale e che, se si troveranno in difficoltà, potrebbero non garantire l’approvvigionamento degli ospedali”, sottolinea Boggetti reclamando “un’ulteriore proroga dei pagamenti e un tavolo di lavoro che metta fine al payback entro dicembre”.

A rischio posti di lavoro e qualità dei prodotti

Anche perché, secondo l’associazione che rappresenta le aziende di dispositivi medici, “questo clima di perdurante incertezza sta logorando le imprese e sta portando a scelte forzate di riduzione dei posti di lavoro e di carenza di prodotti di qualità negli ospedali”. Con effetti a cascata sui cittadini: “La situazione coinvolgerà in modo sempre più diretto l’offerta di salute e la possibilità per i cittadini di effettuare le prestazioni sanitarie previste dai Lea. Le conseguenze ricadranno soprattutto sulle classi sociali più deboli”.

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Silvia Pieraccini

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