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09 marzo 2022

Il caro-carburante uccide i trasporti (e non solo)

Col gasolio a due euro al litro, le imprese di settore chiedono un aiuto al Governo, e un contributo dai propri clienti.

Leonardo Testai

Prima le dinamiche di mercato innescate dalla ripresa economica post-lockdown, poi il mancato accordo tra i Paesi dell’Opec sull’aumento della produzione di greggio, infine la guerra in Ucraina. Sono queste le ragioni per cui, dallo scorso autunno, i prezzi dei carburanti sono schizzati verso l’alto. Il risultato di questo caro-carburante è che la Toscana, come le altre regioni italiane, spende sempre di più per i trasporti su gomma.

Benzina e gasolio sopra i due euro sono un problema per tutti i cittadini che fanno il pieno nei 1.537 impianti stradali e 31 impianti autostradali della regione. Ma un problema più grave per le aziende di trasporto e altre categorie come gli agenti di commercio, che subiscono direttamente il rialzo. Dunque, insieme al boom dei prezzi dell’energia e delle materie prime che la situazione in Ucraina ha aggravato, si può dire che il caro-carburante nei trasporti sia la grande preoccupazione di questo periodo per le imprese toscane, visto che ogni aumento di costi nei trasporti e nella logistica può da un lato comprimere i margini di guadagno, e dall’altro può far galoppare l’inflazione.

All’oscillazione verso l’alto del prezzo del greggio va sommata la specificità (negativa) italiana in campo fiscale. Secondo la rilevazione del 7 marzo operata dal ministero della Transizione ecologica, il gasolio per autotrazione costa in media 1,829 euro alla pompa, ma il suo costo netto è solo di 0,882 euro, coi restanti 0,947 euro – il 51,8% del totale – rappresentati da accise (0,617) e Iva (0,329). Unem (Unione energie per la mobilità) a gennaio calcolava l’incidenza fiscale sul gasolio in Italia al 55,5%, il dato più alto a livello europeo, oltre sei punti in più della media dell’area Euro (49,2%). Al netto delle accise e dell’Iva, il prezzo netto in Italia è più basso che in Europa.

“O si cambia, o terremo i mezzi fermi nei piazzali”

In Italia il traffico merci domestico viaggia su gomma per una quota superiore all’80%, secondo i dati Eurostat: tenendo presente che il consumo medio di un mezzo pesante è intorno ai 3 chilometri per litro, si capisce l’allarme degli operatori per i rincari del carburante. “L’emergenza dei costi del carburante – afferma AssoTir – costringe le imprese di trasporto di fronte ad un bivio: ottenere gli aumenti da clienti e committenza oppure fermarsi e tenere i mezzi nei piazzali. Sempre che a livello nazionale non vengano messe in campo misure efficaci ed immediate, per calmierare i costi del carburante che possano costituire un argine efficace a questa emergenza”. Proprio per capire cosa chiedere da un lato al Governo, e dall’altro alla committenza, AssoTir ha organizzato una assemblea delle imprese di trasporto – aperta anche ai non iscritti – che si svolgerà sabato 12 marzo all’Interporto Vespucci di Guasticce.

Un passaggio importante in vista della convocazione, prevista per il 15 marzo, al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili. “Ci presenteremo al tavolo ministeriale – afferma a sua volta Andrea Vezzosi, referente toscano di Anita (Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automobilistici, aderente a Confindustria) – chiedendo che vengano poste in atto misure a sostegno del settore che siano immediatamente usufruibili, vista l’impennata dei costi che le aziende devono sostenere per continuare a produrre il servizio di trasporto necessario alla committenza e al Paese. Ciò nonostante, Anita ribadisce che la strada maestra da seguire è quella del dialogo con la committenza, che non può non riconoscere le oggettive ragioni del settore autotrasporto, sempre però all’insegna della libera concorrenza e di norme chiare ed applicabili”.

Anche additivi e manutenzione ora costano di più

“Le imprese di trasporto non ce la fanno più a dover sopportare costi crescenti su tutte le voci, fra le quali il carburante è la maggiore”, lamenta il coordinatore di AssoTir Toscana, Maurizio Bandecchi. “Dal marzo dello scorso anno – spiega – quando il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili indicava come prezzo medio al consumo un valore di 1,33 euro/litro a gennaio 2021 e di 1,435 euro/litro a marzo: un valore già alto che adesso è schizzato alla soglia dei 2 euro al litro. Si tratta quindi di 60-70 centesimi in più ogni litro di gasolio”.

E non è aumentato solo il costo del carburante: i rincari hanno colpito l’additivo AdBlue, l’additivo liquido che una volta iniettato nei veicoli abbatte le emissioni e li rende più sostenibili per l’ambiente. Sono aumentati anche i costi relativi a personale, pedaggi, manutenzione, e assicurazioni. “Questi aumenti – sostiene Bandecchi – sempre secondo i dati pubblicati dal Ministero sui costi minimi di riferimento per la sicurezza, vedono una crescita di almeno il 20% complessivo. Ed è questa la quota che deve essere riconosciuta dal mercato per i servizi di trasporto. Per questo AssoTir chiede che i costi minimi di riferimento diventino obbligatori e che non si guardi solo al costo del gasolio che, pur determinante, rappresenta solo circa il 30-35% della tariffa complessiva del servizio”.

“La risposta del Governo per ora non basta”

I 79 milioni di euro messi fin qui a disposizione dal Governo vengono considerati insufficienti, a fronte di danni per il settore stimati, un mese fa, intorno ai 535 milioni a livello nazionale. “Vorremmo una maggiore incisività dei bonus fiscali – sostiene Vezzosi – che sono stati accordati soltanto ai mezzi di ultimissima generazione. C’è poi tutto un discorso che riguarda le regole: servono più controlli per togliere di mezzo quello che di non corretto c’è nel nostro settore di operatori dell’autotrasporto, in modo che le aziende serie possano lavorare con maggior serenità”.

I margini di guadagno sempre più risicati mettono ora in pericolo chi ha fatto investimenti sulla propria flotta prima della crisi. “La beffa più grande – sostiene Roberto Tegas, presidente di Confartigianato Firenze e Toscana Trasporti – soprattutto per chi lavora nei centri storici e in città d’arte come Firenze, è per chi ha investito nella sostenibilità, rinnovando la propria flotta a beneficio dell’ambiente, è il caso dei mezzi bifuel a metano, e adesso non rientra delle spese”.

Al problema del caro-carburante, nel campo dei trasporti, comincia poi ad affiancarsi anche quello della loro più difficile reperibilità. “Le compagnie petrolifere stanno tagliando le forniture di oltre il 50% – accusa Marco Carraresi, presidente Unione Fita Trasporti merci e persone di Cna Firenze – e, a catena, tutti gli utenti finali iniziano a subirne conseguenti ed allarmanti ripercussioni. Una situazione che deriva dalla crisi internazionale ma, probabilmente, anche da sacche di speculazione”.

Margini ridotti per gli agenti di commercio

L’aumento del costo del carburante sta mettendo in difficoltà tutti gli operatori che quotidianamente si muovono su strada per poter lavorare. E’ il caso degli agenti di commercio: per Confesercenti, macinare chilometri ogni giorno per raggiungere i clienti significa lavorare con margini ridotti. “Il nostro appello è che si intervenga immediatamente – afferma Pino Grieco, presidente provinciale Fiarc-Confesercenti Prato -, togliendo le accise sui carburanti per autotrazione, senza aspettare che l’argomento diventi, come è accaduto sempre e regolarmente in passato, oggetto di campagna elettorale. Non chiediamo sostegni o ristori, ma piuttosto che gli operatori siano messi in condizione di lavorare”.

Non solo il mondo dei trasporti subisce il caro-carburante, infine, ma anche gli stessi benzinai. Il boom dei prezzi di benzina e gasolio avviene infatti “a fronte di margini che per i gestori sono ormai ridotti all’osso da anni, un misero 2% dentro al quale devono starci tutti i costi”, accusa Marino Milighetti, presidente regionale della Figisc Confcommercio Toscana. “Per noi è difficilissimo – spiega – stare dietro a queste fluttuazioni. In più, sono aumentati in maniera drammatica anche per noi i costi di gestione, a partire dall’energia elettrica. Le compagnie e i retisti non intervengono, così gli aumenti ricadono tutti sulle nostre spalle. Di questo passo saremo costretti a spegnere le luci degli impianti la notte, con tutti i rischi connessi per la sicurezza”.

L’allarme dei benzinai: “Così non possiamo continuare”

Il presidente dei benzinai toscani di Confcommercio avanza quindi alcune richieste: servono “interventi immediati sul listino prezzi” per contrastare il caro-carburante, “anche e soprattutto a tutela dei consumatori” oltre che dei professionisti dei trasporti, e poi “interventi di sostegno alla categoria sia da parte del governo sia da parte delle compagnie petrolifere, che finora si sono limitate a fare profitti tenendosi alla larga da questa situazione”. Fra le richieste, anche l’estensione del credito d’imposta per le transazioni elettroniche legate all’acquisto carburanti, e crediti di imposta sugli aumenti dell’energia elettrica.

Posizione simile quella di Faib-Confesercenti, che alle compagnie e ai retisti chiede una revisione della tabella dei costi di gestione, una dilazione nei pagamenti dei carburanti, un intervento immediato di sostegno sui costi elettrici. “Senza risposte immediate non ci sono alternative – afferma Francesco Chini, responsabile di Faib Confesercenti Firenze – sarà a rischio il normale svolgimento dell’attività. Per questo, nel rispetto della drammatica situazione, ci riserviamo di valutare, insieme alle altre due Federazioni dei gestori Fegica e Figisc, ogni iniziativa di protesta nessuna esclusa, al fine di tutelare le imprese rappresentate”.

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Leonardo Testai

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