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06 dicembre 2023

Firenze 2024: Prometeia vede un’economia al piccolo trotto

Secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio si attenuerà la crescita e rallenteranno ancora gli investimenti.

L’economia dell’area metropolitana di Firenze chiuderà in positivo il 2023, ma con un ritmo di crescita assai più lento rispetto al 2022 (come preventivato), e con una prospettiva di ulteriore rallentamento per il 2024. E’ quanto emerge dai dati di Prometeia elaborati dall’ufficio studi della Camera di commercio di Firenze, secondo cui per l’anno prossimo si può stimare un +0,7% in termini di valore aggiunto (contro il +0,9% stimato per fine 2023), una piccola ripresa di export e import (rispettivamente +2,4% e 2,7% contro i +1,5% e +2,2% di quest’anno), ma un modesto +0,8% per i consumi finali delle famiglie, una frenata degli investimenti fissi lordi (+0,5%), e un tasso di disoccupazione stabile al 4,7% per il 2023-24 (era del 6% nel 2022).

“Abbiamo un bel tessuto imprenditoriale che ha retto a condizioni straordinarie che nessun altro sarebbe stato in grado di reggere”, afferma il presidente della Camera di commercio, Leonardo Bassilichi. “Il 2023 è un anno che comunque si chiude in positivo – sostiene – rispetto ad anni pre-Covid dove noi avevamo tutte situazioni comunque di stallo. Ha avuto un problema che sappiamo benissimo essere acuito da una guerra e da dei costi dell’energia iniziale incredibili, ma sostanzialmente da un punto di vista di media totale è stato un anno positivo, pur con tutte le riduzioni che abbiamo avuto in corso d’opera”.

Manifattura e turismo, la sfida è l’integrazione

Guardando in un orizzonte più ampio, e non al solo 2024, “la questione reale riguarderà una corretta e ed efficace integrazione fra cuore manifatturiero localmente radicato e turismo”, scrivono i ricercatori dell’ufficio studi della Camera di commercio di Firenze. “E’ certamente vero che il turismo – si legge nel rapporto – è un settore che si è sviluppato rapidamente nell’ultimo decennio seguendo il forte aumento delle presenze, genera occupazione e ritorni interessanti ad attività che vengono indirettamente da esso attivate, ma è anche vero che parte del problema consiste nel limitare le posizioni di rendita e nel riuscire a ‘governare’ l’ingente flusso di turisti che dopo le riaperture nel post pandemia si sta riversando soprattutto sul territorio del comune di Firenze. Il tutto dovrebbe correre parallelamente non alla difesa, ma al consolidamento e rilancio del cuore manifatturiero fiorentino, che continua a pulsare in modo solido e dinamico”.

Infatti, rilevano i ricercatori, “nel post pandemia l’industria manifatturiera locale è ripartita molto bene e ha saputo difendere le proprie posizioni egregiamente con una buona dinamica della produzione: le imprese guida sono riuscite a reinserirsi nelle catene di fornitura internazionali (in particolare il farmaceutico come evidenzia la ripresa del traffico di perfezionamento); è stata affrontata molto bene la recente interruzione delle catene di fornitura e nel complesso la discontinuità strutturale che si è creata nel post grande recessione del 2008-09 è stata superata, anche se il gap di produzione persiste. Si potrebbe pensare che ora la tecnologia c’è, ma è il management a far la differenza, secondo un vecchio adagio non basta digitalizzare le operazioni, ma andrebbero sfruttati il digitale e le capacità analitiche per ripensare e innovare radicalmente le attività di produzione e supply chain”.

A livello regionale c’è il rischio di crescita zero

Lo scenario macroeconomico dell’area metropolitana di Firenze, benché con un andamento al piccolo trotto e non certo al galoppo, appare comunque migliore rispetto alla media toscana: se il rapporto Svimez prevede un +0,6% di Pil per il 2024, secondo l’ultimo focus sull’economia regionale realizzato da Ires Toscana, per l’anno prossimo si rischia la crescita zero del Pil, con l’impatto dell’alluvione di inizio novembre che sarà almeno dello 0,6% tra 2023 e 2024, e i salari reali che continueranno ad essere erosi da una inflazione in ribasso ma comunque elevata.

In termini di Pil regionale, l’impatto sul 2023 dell’alluvione del 2 novembre, non incorporato ancora nelle previsioni di Ires Toscana, si aggira intorno al -0,2%. Il vero problema, per i ricercatori, riguarda però la fase di ricostruzione: “In assenza di interventi veloci, diretti ed efficaci – afferma una nota di sintesi -, nel 2024 l’impatto negativo sul Pil regionale non sarà inferiore ad un altro 0,4%”. Nel confronto 2019-2023, il tasso di occupazione sale dello 0,8%, assorbendo una forza lavoro che cresce dell’1,8% ma con un aumento della precarizzazione: crescono infatti del 25% gli stagionali e del 7% gli autonomi, mentre i dipendenti scendono del 6%. (lt)

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