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Industria

09 agosto 2023

Fimer ancora in bilico, Clementy aspetta il tribunale di Milano

Incontro interlocutorio coi sindacati, rassicurati dal fondo, ma che ancora chiedono una urgente iniezione di capitali.

A dodici giorni dall’udienza fissata per il 21 agosto al tribunale di Milano, il futuro della Fimer di Terranuova Bracciolini è ancora in bilico: dopo che il fondo inglese Clementy non ha versato i 5 milioni di euro previsti alla scadenza di domenica 6 agosto, i suoi rappresentanti hanno incontrato i sindacati per fare il punto, e confermare la “piena disponibilità” a immettere le risorse finanziarie necessarie alla ripresa produttiva. Ma Cgil, Cisl e Uil al termine dell’incontro, pur rassicurati, hanno dichiarato l’intenzione di rimanere vigili “e in attesa di sviluppi concreti, consapevoli che occorre un’urgente iniezione di capitali per scongiurare infausti scenari”.

“Vogliamo arrivare al 21 agosto con le carte in regola”

L’attesa è dunque per la decisione dei giudici milanesi sulla proposta di concordato targata Clementy, e scelta da quanto rimane del vertice dell’azienda: i consiglieri d’amministrazione Giovanni Varriale e Pierre Brochet, e il loro rappresentante Stefano Ambrosini. Secondo quanto emerso nei giorni scorsi, il fondo potrebbe optare per una modalità di pagamento diversa, con una cifra più consistente rispetto ai 5 milioni previsti, importo ipotizzato per garantire il pagamento dei fornitori e rimettere in moto pienamente la produzione. La nuova opzione prospettata da Clementy consisterebbe nel garantire direttamente i fornitori, senza depositare liquidità di garanzia nelle casse di Fimer.

Saltata la prima deadline del 6 agosto, è previsto che siano versati 17 milioni entro il 21 agosto e altri 95 milioni a operazione conclusa, secondo quanto era stato annunciato dal fondo. All’incontro di oggi, secondo quanto riportano i sindacati, Clementy ha affermato di essere attivamente al lavoro per stringere i tempi dell’attuazione del piano Fimer, “in modo da presentarsi al tribunale di Milano il prossimo 21 agosto con tutte le carte in regola per ottenere l’ammissione al concordato ed avviare parallelamente le attività industriali e produttive di supporto al piano concordatario”.

C’è ancora il rischio di amministrazione straordinaria

Nel frattempo la situazione rimane in un limbo, con la produzione ferma, e la necessità di riavviarla in tempi rapidi. Sullo sfondo rimane anche l’accoppiata Greybull/McLaren Applied Technologies, con la sua proposta da 50 milioni (dei quali 10 subito) per il rilancio di Fimer, condizionata all’azzeramento dell’attuale Cda. Una proposta che, secondo quanto emerso a metà luglio, era stata accettata dalla proprietà dell’azienda – la famiglia Carzaniga – mentre il Cda è andato avanti sull’opzione Clementy.

Dal canto suo, il ministero per le Imprese e il Made in Italy ha ribadito che potrà intervenire sulla questione “solo dopo che saranno rese note le decisioni del Tribunale”. Decisioni che, se la proposta di Clementy (o eventualmente la proposta Greybull/McLaren, se sarà presa in esame) non convincerà i giudici, non potranno che indirizzarsi verso l’amministrazione straordinaria. Sarebbe un nuovo colpo di scena, l’ennesimo in una vicenda paradossale che vede un’azienda finire in crisi non tanto per questioni di mercato – produce inverter per impianti fotovoltaici, la cui domanda è in forte ascesa – ma per una crisi finanziaria e una bagarre fra proprietà e amministratori.

Anche per questo motivo, sostiene Alessandro Beccastrini, segretario generale della Fim-Cisl Toscana, in questo momento “serve la massima attenzione”, perché “oggi Clementy ha confermato di esserci, e questo è bene, ma fino a oggi non hanno dimostrato di avere le risorse finanziarie necessarie. Quindi massima attenzione: saremo noi, attraverso lo studio legale dell’onorevole Bonifazi, a rivolgerci alla procura di Milano se l’azienda dovesse andare in amministrazione straordinaria”. (lt)

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