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Territorio

25 luglio 2023

Teatro del Maggio Fiorentino, trovato l’accordo da 7,6 milioni

Tra città metropolitana e Comune si arriva a 2,2 milioni; la Regione a 1,1 milioni. Fondazione Cr Firenze 1 milione, banca Intesa 1,2.

Il Teatro del Maggio

Alla fine l’intesa è arrivata. Al fotofinish ma c’è. E questo è già molto. Al tavolo ministeriale tenutosi oggi a Roma è stato trovato un accordo possibile per rilanciare il Teatro del Maggio. Il piano redatto dal commissario Ninni Cutaia che prevedeva un contributo di 8,3 milioni per superare il 2023 scende a 7,5 o 7,6 milioni (peraltro nel frattempo la direzione amministrativa del Teatro ha individuato un ristoro di 500mila euro per il caro energia).

Il ministero contribuirà con oltre 2 milioni di euro

Per arrivare alla cifra necessaria a salvare il Teatro fiorentino, i soci pubblici e privati così dovrebbero spartirsi il contributo: il ministero dà 2,1 o 2,2 milioni di euro, tra città metropolitana (1,6 milioni) e Comune (600mila) si arriva a 2,2 milioni; la Regione, dai 750.000 euro proposti, arriva a un milione o 1,1. La Fondazione Cassa di Risparmio ci mette 1 milione, Banca Intesa 1,2 milioni, ma non era al tavolo romano finalmente convocato dal ministro Giuliano Sangiuliano, cui invece hanno partecipato il sindaco Dario Nardella, il governatore Eugenio Giani, e i vertici della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.

Il piano industriale presto a Roma

Entro la giornata il nuovo piano industriale del Teatro del Maggio deve arrivare a Roma. E a questo punto sarebbe cosa fatta. Restano da vedere le reazioni dei rispettivi organi dirigenti, delle giunte, i consigli dei donatori individuati. Intanto al Maggio ci si rallegra e si comincia a pensare a gettarsi a capo fitto nella programmazione della prossima stagione. A quanto pare, a settembre, sicuramente ci sarà una ripresa della “Bohème” e un ciclo di concerti Beethoven-Honegger voluto dal maestro Daniele Gatti. La riunione di oggi era stata preceduta da un allarmato, accorato e deciso avvertimento al tavolo romano di tutte le sigle presenti in teatro (Cgil, Cisl, Uil, Fials): provvedete con responsabilità non è ammissibile che paghino i lavoratori, li tuteleremo con ogni mezzo possibile. Unito a flash mob che avevano commosso il pubblico appassionato del Teatro fiorentino.

Nardella: “Una nuova governance per il Teatro”

“L’incontro al Collegio Romano per il piano di rilancio del Teatro del Maggio ha avuto un esito positivo che permetterà al Teatro di costruire una nuova fase per questa salvaguardando i posti di lavoro” dicono il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e il sindaco di Firenze, Dario Nardella, dopo l’incontro con il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano. “Diamo atto al ministro – proseguono – di avere svolto con alto senso di responsabilità istituzionale un ruolo decisivo per arrivare ad un’intesa positiva di tutti i soci nel segno della leale cooperazione. Si è condivisa infatti la necessità di pensare ad una nuova governance per il futuro e di rilanciare un modello produttivo e artistico capace di conquistare un pubblico nuovo e più ampio usando al massimo le potenzialità offerte dalla nuova struttura, anche nell’interesse dell’area metropolitana e della Toscana. Non si tratta del solito intervento di salvataggio perché tutti abbiamo condiviso un cambio strutturale della vita artistica ed economica dell’ente. Ora – concludono – finalmente voltiamo pagina in questo lungo e difficile percorso che darà una prospettiva di lungo periodo a questa istituzione di livello internazionale”. Nardella precisa: “È il momento della svolta. Dobbiamo dare una nuova governance a questo Teatro”.

Dal canto loro, Slc Cgil e Fistel Cisl affermano: “ci sembra una soluzione ragionevole” . Ma non basta se non si volta pagina: “Ora serve un nuovo inizio: occorre ripartire con progetti seri e chiari, coniugando qualità artistica e sostenibilità. Vietato sbagliare ancora”. Cgil e Cisl del teatro del teatro, pur prudenti in attesa di dettagli e certezze operative, considerano l’accordo stretto oggi al ministero “l’unica soluzione ragionevole” perché “non siano ancora i lavorarori e il teatro a pagare per gli errori di chi ha governato la Fondazione”.

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