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Territorio

13 ottobre 2023

Rifiuti: la marmettola in discarica ‘appesa’ all’inchiesta pubblica

La Regione ha deciso di coinvolgere il territorio. La società Programma Ambiente Apuane, controllata da Alia, vorrebbe investire 14,3 milioni.

Silvia Pieraccini

La Giunta regionale toscana ha deciso: si farà un’inchiesta pubblica per discutere col territorio sull’ampliamento della discarica Cava Fornace – situata nei Comuni di Montignoso (Massa) e Pietrasanta (Lucca) – nonostante la contrarietà del gestore, la società Programma Ambiente Apuane controllata dalla fiorentina Alia. Lo ha disposto una delibera proposta dall’assessora all’Ambiente Monia Monni e approvata il 9 ottobre scorso.

L’ipotesi è salire da 43 a 98 metri sul livello del mare

Programma Ambiente Apuane, che ha sede a Prato, ha presentato alla Regione Toscana, nel gennaio scorso, richiesta di autorizzazione (il Paur, che comprende anche la pronuncia di valutazione d’impatto ambientale) per completare la discarica di rifiuti speciali non pericolosi che si trova in località Porta (oggi chiusa e con le autorizzazioni scadute), passando da 43 metri sul livello del mare fino a quota 98 metri. L’investimento previsto è 14,3 milioni di euro. La discarica è quella che nei mesi scorsi è stata indicata dalle istituzioni locali come possibile soluzione per smaltire la marmettola (la polvere di marmo che deriva dall’estrazione) delle cave apuo-versiliesi, dopo che la multinazionale Venator ha avuto difficoltà nel ritirarla, creando parecchi problemi alle imprese di estrazione.

Sedici soggetti hanno chiesto di svolgere l’inchiesta pubblica

La fase delle consultazioni sul progetto di ampliamento della discarica si è conclusa con la presentazione di 48 osservazioni da parte del pubblico, di cui 16 chiedono di svolgere un’inchiesta pubblica: tra questi ci sono numerosi comitati cittadini, associazioni che si occupa di ambiente come Italia Nostra e i Comuni di Montignoso e Pietrasanta (nei quali si trova la discarica), e quelli confinanti di Forte dei Marmi e Massa. Considerata la tipologia dell’opera e le richieste di attivazione dell’inchiesta pubblica, la Giunta regionale ha ritenuto che “lo strumento più efficace per garantire un’ampia partecipazione del pubblico e consentire il coinvolgimento del territorio interessato dal progetto” fosse, appunto, lo svolgimento dell’inchiesta pubblica (ai sensi dell’art- 24-bis e dell’art. 27- bis comma 6 del D.Lgs. n.152/2006). Il presidente che guiderà la procedura, attinto dall’elenco apposito, sarà l’architetto Ottavia Cardillo.

Un’inchiesta pubblica si era svolta 14 anni fa

L’inchiesta pubblica (da fare nel termine di 90 giorni, si concluderà con una relazione sui risultati emersi) sarà pagata – come prescrive la legge regionale 10/10 – dal richiedente Programma Ambiente Apuane, anche se la società aveva mostrato riserve e eccezioni: “La riedizione di una nuova inchiesta pubblica è del tutto superflua e ingiustificata – aveva scritto alla Regione – comportando un inutile aggravio procedimentale quando le esigenze partecipative e di consultazione del pubblico ben potrebbero essere soddisfatte con le ordinarie modalità previste dall’art. 27 bis comma 5 del Tua”. Il progetto sottoposto ad autorizzazione secondo Programma Ambiente Apuane è infatti lo stesso “per il quale è stata già svolta, dal 6 novembre 2008 al 4 agosto 2009, una inchiesta pubblica ai fini del procedimento di valutazione d’impatto ambientale (Via), conclusosi con atto di Via 656/2011 della provincia di Massa”. Ma la Regione ha replicato che un parere di 14 anni fa è troppo vecchio, e che le sollecitazioni ricevute per fare l’inchiesta pubblica dai Comuni e da numerose associazioni del territorio “rappresentive di una frazione importante della società civile”.

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Silvia Pieraccini

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