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Territorio

13 giugno 2022

Pitti Uomo risveglia Firenze (e l’economia)

La fiera più importante al mondo di moda maschile riparte con quasi 700 marchi e tanti eventi fuorisalone. L’impatto sul territorio.

Silvia Pieraccini

Dopo l’appannamento causato dalla pandemia, la fiera Pitti Uomo innesta una marcia nuova e – con l’edizione 102 in partenza domani, 14 giugno, alla Fortezza da Basso di Firenze – sparge gli effetti benefici sull’economia della città. Non solo sugli alberghi, che in queste settimane sono comunque pieni di clienti, ma anche su bar, ristoranti, shopping, trasporti e tanti altri servizi.

Dentro la Fortezza espongono 682 marchi

Se in Fortezza espongono le collezioni per la primavera-estate 2023 circa 680 brand, per il 41% stranieri, con un mix di marchi affermati e di ricerca, grandi e piccoli, che spaziano dall’abbigliamento agli accessori al (tanto) lifestyle, fuori dalla Fortezza si moltiplicano gli eventi e le presentazioni dei marchi. Le aziende della moda, seppur preoccupate per la guerra in Ucraina e l’impennata dei costi energetici, logistici e delle materie prime, sono meno impaurite dal Covid e sono tornate a progettare e investire.

Occupazione degli hotel al 90%

Intanto il centro di Firenze sta tornando a riempirsi di turisti dopo due anni durissimi, con le vetrine dei negozi che celebrano Pitti Uomo e con via Tornabuoni, la strada dello shopping di lusso, addobbata di piante per evocare un giardino all’italiana. “In questi giorni l’occupazione degli hotel è al 90% – spiega Stefano Rosselli, presidente degli albergatori di Confindustri Firenze – e Pitti Uomo ha contribuito a questo risultato. Non siamo ancora alle presenze pre-pandemia legate alla fiera, ma si è visto un ritorno delle aziende e dei compratori. Pitti resta un’occasione importante di lavoro e di visibilità internazionale”.

Mancano i compratori cinesi e russi

La fiera, la più importante al mondo di moda maschile, si presenta divisa in cinque sezioni che raccontano le declinazioni della moda maschile di oggi, dai marchi dell’eleganza che hanno fatto grande il made in Italy nel mondo e si sono reinventati (Fantastic Classic) a chi guarda oltre il formale (Futuro Maschile); dagli stili urbani che puntano su libertà e comfort (Dynamic attitude) ai brand internazionali che mescolano tradizione e innovazione (Superstyling), fino all’area speciale sulla sostenibilità. Gli operatori attesi sono tra 10 e 15mila: mancheranno cinesi e russi, si spera negli americani, nel medioriente e nel sudest asiatico, oltre che naturalmente nell’Europa che continua a essere strategica per l’industria italiana della moda uomo (9,4 miliardi di euro di fatturato 2021 per il 70,6% all’export, con un saldo commerciale di 2,6 miliardi).

L’export della moda uomo cresce del 6,3% nel primo trimestre

Nei primi tre mesi del 2022 (ultimi dati elaborati da Confindustria Moda per Pitti Immagine) i principali Paesi di sbocco sono stati Francia, Germania (-3,7%) e Svizzera, seguiti da Stati Uniti (+58%), Spagna, Cina (-1,9%) e Regno Unito. Nel trimestre l’export è cresciuto del 6,3% ma anche l’import ha fatto un balzo del 22,6%. Con lo scoppio della guerra in Ucraina (24 febbraio) l’export verso la Russia ha imboccato la strada della discesa, arrivando a segnare -22,5% nel trimestre (ora ha un peso dell’1,7%). All’orizzonte, Confindustria Moda prevede un “possibile rallentamento della domanda dovuto a un clima di maggior incertezza”: recuperare il fatturato-record del 2019, sopra 10,1 miliardi di euro, per il settore non è più una certezza.

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Silvia Pieraccini

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