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Industria

11 gennaio 2024

Il Pnrr spinge il distretto ferroviario, ma la logistica è un problema

Il Ditecfer di Pistoia fa il punto della situazione: la produzione tira, e le grandi aziende trainano le piccole.

Paolo Vannini

Si chiama Ditecfer, ovvero “Distretto per le Tecnologie Ferroviarie, l’Alta Velocità e la Sicurezza delle Reti S.c.ar.l.”, ed è il braccio operativo del Distretto regionale, istituito dalla Regione Toscana nel 2011, l’unica realtà italiana del genere interamente dedicata al settore ferroviario. “E’ di fatto il distretto italiano del settore, con sede a Pistoia, che è la culla del ferroviario”, spiega infatti il suo presidente, Daniele Matteini, presidente di Confindustria Toscana Nord. “E’ nato nel 2014 con l’adesione delle prime 25 imprese che nel frattempo sono diventata 57, con 30mila dipendenti, 780 brevetti di proprietà e quasi 4 miliardi di fatturato”, sottolinea ancora Matteini. Aziende che si occupano di produzione di treni ma anche segnalamento, sistemi di controllo, elettrificazione di infrastrutture, ingegneria e design per il settore ferroviario e molto altro ancora.

La mission di Ditecfer è promuovere la collaborazione, l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo tra i suoi soci per renderli più competitivi e per sostenere i percorsi di internazionalizzazione integrata sui mercati esteri. “Ne fanno parte un mix di grandi, medie e piccole aziende. Altre realtà simili in Italia non hanno funzionato bene, il nostro è uno dei pochi esempi che invece ha dato ottimi risultati. C’è un bel clima e grande collaborazione – conclude Matteini – mentre continuano ad aumentare le manifestazioni di interesse a far parte del nostro distretto”.

Le risorse del Pnrr favoriscono la crescita

Il quadro attuale del settore è molto positivo. A confermarlo è la coordinatrice di Ditecfer, Veronica Bocci: “C’è una forte crescita guidata dagli investimenti pubblici con il Pnrr. Accanto agli investimenti già previsti per il turn over dei treni e l’upgrade del tecnologico, si sono collocati quelli inseriti nel Piano di Ripresa e Resilienza. Grandi risorse da gestire con modalità particolari perché finalizzate a trasformazioni precise e in tempi stretti, con il limite dell’anno 2026”. Fatto sta che le aziende sono stracolme di lavoro. La capofila è, neanche a dirlo, Hitachi Rail, l’ex Ansaldo Breda passata di mano al colosso giapponese nel 2015, ma a risentirne in termini benefici sono state tutte le aziende della filiera. “Il gruppo Ferrovie dello Stato gestisce servizi all’estero e in alcuni casi fa il gioco della filiera toscana: il treno Frecciarossa 1000 è un prodotto di successo oltre confine e viene progettato e realizzato qui da noi”.

Il trend insomma è buono, la crescita continua. Le ombre? “I disturbi alle forniture alla filiera – risponde la coordinatrice -: i costi aumentati a causa dell’inflazione e dei problemi alla logistica, la carenza di microchip, la difficoltà di reperimento delle materie prime come rame, ferro, alluminio, acciaio, sono tutti elementi che incidono negativamente. Certo le aziende non sono rimaste immobili, anzi, si sono organizzate e hanno ampliato i loro gruppi di fornitori”. Un peso specifico lo giocano sempre più vicende esterne al contesto. “Anche la geopolitica incide nella produzione delle aziende – argomenta ancora Bocci -. Le imprese dovrebbero essere guidate da fini analisti di geopolitica per capire come muoversi sui mercati, basti pensare ai problemi incontrati dai mezzi navali per il trasporto dei materiali in certe zone del mondo, proprio in questi giorni”.

“Le aziende devono seguire l’evoluzione tecnologica”

Se sull’evoluzione del quadro internazionale si può prevedere ben poco, su altri versanti si può lavorare adeguandosi ai cambiamenti o cercando di anticiparli. “I prodotti sono sempre più evoluti e tecnologici, le aziende devono seguire questo trend – spiega Veronica Bocci -. Pistoia, che è patria della meccanica, oggi è sempre più concentrata sui materiali. Lo stesso Pnrr spinge le aziende a introdurre nuove tecnologie, verso una produzione migliore e più veloce in base a ciò che richiede il mercato”.

L’orizzonte del distretto ferroviario è sempre più oltre confine. “I progetti europei sono un modo per noi per testare nuove modalità di supporto alle aziende. Qui si elabora il progetto poi si cercano i partenariati all’estero”, sottolinea ancora la coordinatrice Bocci. E se le grandi imprese hanno più facilità a muoversi in autonomia, per le medie e piccole far parte di Ditecfer e poterne avere il supporto è decisivo. “C’è poi il capitolo dei bandi e dei progetti specifici per le aziende. La proiezione europea fa sì che si portino cose di alto livello alle nostre imprese, che in questo modo sono agevolate a crescere e migliorarsi – spiega ancora Bocci -. Ognuno trova quello che serve, noi velocizziamo il raggiungimento dei loro obiettivi”.

Ditecfer è ormai il distretto ferroviario principale fra i 16 esistenti in Europa, rappresenta l’Italia all’interno di Erci, European Railway Clusters Initiative Asbl, l’associazione con sede a Bruxelles dei cluster ferroviari europei, della quale Veronica Bocci è vice presidente, e fa parte del gruppo di esperti della Commissione europea per la competitività dell’industria ferroviaria. “Non siamo un’associazione, siamo un’impresa, il che porta ad una responsabilizzazione dei soggetti aderenti – conclude la coordinatrice -. Per aderire si deve procedere con un atto notarile e le richieste di nuovi soci devono passare al vaglio del cda. La visione delle aziende che vogliono aderire deve essere coerente con la nostra, la condivisione delle attività e la coesione del gruppo sono fondamentali”.

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Paolo Vannini

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