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13 luglio 2023

Multiutility Toscana, Macrì punta sulla Borsa (e “chiama” il centrodestra)

Secondo il presidente di Estra, l’aggregazione regionale non avrà successo se ci saranno “egoismi politici”.

Leonardo Testai

La Multiutility Toscana perderebbe il suo carattere “pubblico” se approdasse in Borsa? “Vi assicuro che è molto più pubblica un’azienda quotata in Borsa che un’azienda controllata da tre soggetti che fanno riferimento a enti politici e amministrativi”, risponde Francesco Macrì, fresco di ritorno alla presidenza di Estra, che mostra di avere idee chiare sul futuro dell’aggregazione regionale dei servizi. Intervistato a ‘Telegram’, su Toscana Tv, Macrì ha parlato non solo degli aspetti finanziari dell’operazione, ma anche di quelli politici. Lanciando un messaggio ai sindaci di centrodestra fin qui un po’ freddi sulla Multiutility.

“La Borsa non è privatizzazione, ma pubblicizzazione”

“La quotazione in Borsa è la più alta forma di pubblicizzazione dell’azienda”, sostiene il presidente di Estra, secondo cui “quando ti quoti in Borsa sei una campana di vetro, hai gli azionisti in casa che possono fare domande, hai le autorità che ti vigilano, hai gli amministratori indipendenti, sei tenuto ad assolvere una serie di pratiche faticosissime per garantire la massima trasparenza”. La stessa quotazione in Borsa a cui lavorava Estra, ricorda il suo presidente, “aveva delle limitazioni importanti: non c’era la possibilità di fare il cumulo delle azioni, oltre una certa percentuale non potevi andare, quindi il controllo era assolutamente pubblico”.

Il progetto immaginato da Macrì vedrebbe “una forte partecipazione popolare”, con piccoli azionisti che “investono sull’azienda di casa loro e partecipano al controllo, esprimono consiglieri d’amministrazione. La quotazione in Borsa è un falso problema, un aspetto ideologico: non è una forma di privatizzazione, ma una forma di pubblicizzazione”.

“Rimanendo piccoli facciamo gli interessi di altri”

Allo stesso modo, secondo Macrì le questioni di posizionamento partitico sulla Multitility – progetto nato dai sindaci Pd della Toscana centrale, e criticato dal centrodestra – devono essere accantonate: “Non ci devono essere egoismi politici, o volontà di potenza politica. Chi sostiene di voler rimanere piccolo nel proprio territorio, in realtà fa gli interessi dei francesi, dei romani e di altri”, dice il presidente di Estra, con un chiaro riferimento ad Acea e Suez, e la prospettiva di una svolta quasi ‘sovranista’ per i servizi in Toscana. “Mi sembra una cosa assurda che ad Arezzo, quando paghi la bolletta dell’acqua, il 50% del risultato vada a Parigi”, sostiene.

Per avere successo, la Multiutility “deve essere autenticamente distante dai cicli politici”, osserva Macrì, che ha un passato ancora fresco di impegno politico con Fratelli d’Italia, e che lancia un’apparente provocazione: “E’ possibilissimo che, una volta che sarà nata la Multiutility Toscana, il governo dei territori sia più appannaggio delle amministrazioni di centrodestra. E’ nelle logiche, è nei numeri della forza: non solo dipende da Prato, ma noi ci auguriamo che entri Pisa, che entri Lucca, non possiamo fare la Multiutility Toscana senza mezza Toscana”.

E dunque, fa capire Macrì, la guida del nuovo soggetto potrebbe passare al centrodestra: “I presidenti devono essere messi in discussione, se cambia l’azionista di riferimento è giusto: l’importante è che ci sia la volontà di avere i manager esecutivi che possano portare avanti la progettualità”. Questo perché, conclude il presidente di Estra, “qualcuno pensa che l’economia dei servizi pubblici sia ancora l’economia di sussistenza degli anni ’70: non è più così, oggi noi dobbiamo essere un soggetto industriale. Dobbiamo mantenere la responsabilità sociale, quindi contribuire a calmierare i costi, ma fare anche abbastanza utili per garantire gli investimenti che consentono la competitività del sistema”.

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Leonardo Testai

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