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Sviluppo

11 gennaio 2024

La moda (e non solo) in allarme per la fuga di navi-cargo dal canale di Suez

La guerra Israele-Hamas sparge criticità sul commercio mondiale. I ritardi nelle consegne sono già realtà. L’appello di Albini.

Silvia Pieraccini
Nave in transito nel Canale di Suez (fonte: Suez Canal Authority)

Nave in transito nel Canale di Suez (fonte: Suez Canal Authority)

Alla fiera Pitti Uomo di Firenze i timori stanno già serpeggiando. Li esplicita Francesca Lusini, presidente del marchio Peuterey: “La fuga delle navi dal canale di Suez per i rischi di attacchi legati alla guerra in Medio Oriente è un bel problema. Per chi, come noi, aspetta tessuti dal Giappone significa un ritardo di consegne di quattro settimane, visto che la rotta alternativa passa dall’Africa. Meno male che abbiamo anticipato al mese di novembre l’avvio della campagna vendite della collezione Peuterey del prossimo autunno-inverno – aggiunge la presidente – perché così avremo più tempo per la produzione”.

A rischio l’approvvigionamento di materie prime dall’Asia

Se qualche mese fa i problemi dell’industria della moda erano legati soprattutto alla disponibilità di terzisti e di manodopera, in questo momento sono focalizzati sull’approvvigionamento di materie prime. La guerra tra Israele e Hamas sta infatti allontanando le navi portacontainer dal Mar Rosso e dal canale di Suez, uno dei corridoi marittimi più importanti al mondo, collegamento strategico tra Asia e Mediterraneo. Compagnie come Maersk, Msc, Cma Cgm e Hapag-Lloyd nelle settimane scorse hanno annunciato lo stop al passaggio nel canale di Suez.

Circumnavigare l’Africa per arrivare nel Mediterraneo

La rotta alternativa passa dal Capo di Buona Speranza e dunque impone di circumnavigare l’Africa, aggiungendo giorni e giorni di navigazione. Questa situazione preoccupa le aziende di moda e di tanti altri settori che aspettano materie prime e forniture dall’Asia. Federico Albini, managing director del gruppo pratese della logistica ‘Albini & Pitigliani” e presidente della sezione Trasporti di Confindustria Toscana nord (Prato, Pistoia, Lucca), lancia l’allarme: “La situazione israelo-palestinese è critica anche per il commercio mondiale. Sono preoccupato per le conseguenze sui traffici marittimi nel canale di Suez”. Dal canale transita il 12% del commercio internazionale e il 40% dell’import-export italiano navale. “Faremo ogni sforzo per limitare le ricadute negative sulle imprese – aggiunge Albini invocando la pace – in una situazione da gestire in attesa che venga superata dai Governi del mondo”.

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Silvia Pieraccini

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