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24 febbraio 2024

A Pitti-Testo in vetrina le case editrici della Toscana

Da Giunti a Clichy, da Pacini a Passigli, sono una ventina le aziende che presentano una selezione della produzione letteraria. Come sta il settore.

Silvia Pieraccini
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Al salone dei libri Testo – organizzato dalla società fieristica Pitti Immagine alla Stazione Leopolda di Firenze (fino a domenica 25 febbraio) con l’obiettivo di raccontare la filiera della scrittural’editoria toscana si ritaglia un posto d’onore tra i 150 marchi presenti, in gran parte italiani (56 dei quali partecipano per la prima volta).

Presenti 20 case editrici toscane

Le case editrici toscane, che presentano una selezione delle proprie opere, sono 20 e danno vita a una vetrina variegata della produzione letteraria regionale: ci sono i “grandi”, come Giunti (che è presente anche con altri marchi del gruppo come Demetra, De Vecchi e Bompiani), ma soprattutto ci sono i piccoli e medi, da Chichy a Olschki, da Pacini Editore (presente anche con la linea Pacini Giuridica) a Carocci, da Giuntina a Angelo Pontecorboli, da Passigli Editore a Astarte, Astrolabio-Ubaldini, Centro Di, Edizioni SemiRurali, effequ, Forza Edizioni, Firenze University Press, Libreria Editrice Fiorentina, Librì-progetti educativi, Lorenzo de’ Medici Press, Società Editrice Fiorentina, Aboca Edizioni. A questi, che sono espositori (la caratteristica di Testo è avere tutti gli stand delle stesse dimensioni, indipendentemente dall’importanza della casa editrice), si aggiungono gli incontri-eventi organizzati da Stamperia Braille della Regione Toscana e Institut Francais Firenze.

In crescita la vendita di diritti di traduzione all’estero

Nel complesso durante i tre giorni del salone sono previste 120 presentazioni, laboratori, corsi, incontri di formazione e, fuori salone a contaminare la città, mostre, passeggiate letterarie, aperture straordinarie di biblioteche e archivi. L’inaugurazione di ‘Testo’ è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di salute dell’editoria italiana che negli ultimi anni ha visto aumentare i contratti di vendita dei diritti di traduzione all’estero passando – come ha spiegato il presidente dell’Associazione Italiana Editori, Innocenzo Cipolletta – da 1.800 contratti del 2001 agli 8.000 contratti di oggi; il 27% dei contratti di vendita sono stati realizzati da editori medio-piccoli.

L’editoria italiana ha un giro d’affari di 3,4 miliardi di euro

Nel 2022 il settore editoriale italiano ha avuto un giro d’affari di 3.388 milioni di euro, in calo dell’1,5% rispetto al 2021 (fonte: Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia) e in crescita di quasi 300 milioni rispetto al 2019. Nel conteggio è compreso il mercato trade (saggistica e narrativa venduta nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione), l’editoria scolastica, quella universitaria e professionale (compresi database e piattaforme digitali), la vendita di diritti, le vendite alle biblioteche. La sola editoria trade, nei primi nove mesi del 2023, ha registrato vendite pari a 1.033,5 milioni di euro, +0,2% rispetto all’anno precedente. Le copie vendute sono state 69,9 milioni, in calo dell’1,5% rispetto all’anno precedente. Ora il settore si sta preparando alla trasferta, tra otto mesi, alla Buchmesse di Francoforte: l’Italia sarà ospite d’onore dopo 36 anni, con l’obiettivo di conquistare il mercato estero. “Porteremo a Francoforte un centinaio di scrittori – ha spiegato Mauro Mazza, commissario straordinario del Governo per Buchmesse – per mostrare una cultura ricca, viva e plurale, e faremo 150 eventi dentro e fuori la fiera”.

Autore:

Silvia Pieraccini

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