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Industria

12 aprile 2022

Sofidel: “Caro energia? Noi salvati dalla diversificazione”

Il bilancio 2021 chiude con un mol al 10%. Previsioni in linea per quest’anno. Investimenti nelle fonti rinnovabili in Inghilterra e Svezia.

La lucchese Sofidel, attiva nell’industria più energivora del Paese, quella cartaria (prima per consumi di gas, terza per consumi elettrici), “salva” il bilancio 2021 – anno caratterizzato dagli aumenti energetici, dei trasporti e delle materie prime – grazie alla diversificazione, geografica e, appunto, energetica.

“Abbiamo chiuso in utile, con un margine operativo lordo al 10,4% e un fatturato superiore ai due miliardi di euro – ha spiegato al Sole 24 Ore Luigi Lazzareschi, amministratore delegato del gruppo tra i leader mondiali nella carta per usi igienici e domestici (col marchio Regina) – innanzitutto perché abbiamo stabilimenti in tredici Paesi, a partire dagli Stati Uniti: anche lì i prezzi dell’energia sono aumentati, ma partendo da basi molto basse. L’altro motivo è che da ormai 15 anni abbiamo avviato una accorta politica energetica, con acquisti di gas a medio termine, diversificazione delle fonti, investimenti in nuove tecnologie e in energie rinnovabili, riduzione dei consumi. E stiamo accelerando su questa strada di sostenibilità”.

Fotovoltaico, idrogeno, syngas e eolico a seconda dei Paesi

Nel Regno Unito (dove Sofidel ha quattro fabbriche) dal 2023 il 90% del fabbisogno di energia elettrica arriverà dal fotovoltaico, acquistata con contratti a lungo termine che supportano l’operatore nella realizzazione dell’investimento. Sempre nel Regno Unito nel 2027 una delle fabbriche Sofidel sarà alimentata da una quota significativa di idrogeno. In Svezia invece la cartiera di Kisa sarà alimentata entro il 2023 dal syngas prodotto da gassificazione di scarti legnosi locali, una tecnologia innovativa che permetterà la riduzione di 8.500 tonnellate di emissioni di CO2 all’anno. In Italia infine Sofidel ha stretto un contratto decennale per l’acquisto di 26 gigawattora all’anno di energia eolica prodotta ad Alcamo, in Sicilia, dal gruppo Rwe.

Gli Stati Uniti (dove l’energia costa meno) sono diventati il primo mercato

Sofidel, multinazionale familiare che fa capo alle famiglie Lazzareschi e Stefani, ha chiuso il 2021 con 2,095 miliardi di fatturato consolidato. La quota di vendite nazionali è del 13,3%. La fetta maggiore dei ricavi (22,5%) è realizzata negli Stati Uniti, seguiti dal Regno Unito (15,7%). La capacità produttiva 2021 è stata di 1,44 milioni di tonnellate. Lasciando da parte i conti-record del 2020 (2,17 miliardi di fatturato e 19,2% di ebitda), trainati dal bisogno di igiene scatenato dalla pandemia e per questo considerati “straordinari”, Sofidel è tornata in linea coi livelli pre-Covid (1,9 miliardi di fatturato 2019 e 13,5% di ebitda), che prevede di mantenere anche quest’anno, anno ancora più complicato dall’esplosione dei prezzi dell’energia che da gennaio scorso si sono impennati. Gli investimenti saranno però frenati dalle incertezze sparse dalla guerra in Ucraina. “Installeremo una macchina Koerber per la produzione di asciugamani di carta in Germania e una macchina Gambini per la produzione di rotoli in Inghilterra – conclude Lazzareschi – ma pensare oggi a grandi investimenti quando non sappiamo se domani Putin chiuderà i rubinetti del gas è difficile”.

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