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13 gennaio 2023

Pitti Uomo chiude col sorriso (e insieme alla moda valorizza i palazzi storici)

Alla Fortezza da Basso di Firenze, nei quattro giorni della fiera, sono entrate 18mila persone, di cui 13.500 compratori. Fermento in città.

Silvia Pieraccini

Quella che si è chiusa oggi, 13 gennaio, alla Fortezza da Basso di Firenze è stata un’edizione di Pitti Uomo (la 103esima) che ha sparso soddisfazione sia tra le aziende di moda che hanno presentato le 790 collezioni per l’autunno-inverno 2023-2024, che tra gli organizzatori (la società fiorentina Pitti Immagine), gli albergatori, i ristoratori, i tassisti, i noleggi con conducente e, in generale, l’indotto-Pitti interno alla fiera.

I compratori sono stati 13.500, per il 33% esteri

Alla Fortezza si sono ri-visti i compratori che erano scomparsi durante la pandemia e, anche se i numeri pre-Covid restano lontani, si è tornati a respirare fiducia e speranza, a riallacciare rapporti e a suscitare interesse. I visitatori entrati al salone più importante al mondo di moda maschile durante i quattro giorni di apertura sono stati più di 18mila, di cui 13.500 compratori, in rappresentanza di 6.500 negozi, grandi magazzini, catene, piattaforme e-commerce. L’aumento rispetto al gennaio 2022 è del 210% ma la scorsa edizione invernale fu decimata dal dilagare del Covid che, durante le vacanze natalizie, mise a letto migliaia di persone, e fu anche integrata con Pitti Bimbo (c’era un’unica registrazione per le due fiere).

Su 13.500 compratori totali di questo Pitti Uomo edizione 103, gli stranieri sono stati un terzo (4.500), in arrivo soprattutto da Germania (che è il primo mercato di sbocco estero della moda maschile italiana), Olanda, Spagna, Regno Unito, Turchia, Svizzera, Francia, Usa, Giappone e Belgio. La soddisfazione più grande è stata per il ritorno dei compratori asiatici, in particolare giapponesi (190 buyer) e coreani (140), più qualche presenza dalla Cina (che mostra ancora grande difficoltà negli spostamenti), Hong Kong, Taiwan, Singapore e Thailandia.

Promozione della moda, ma anche del patrimonio artistico

Ma accanto alla valorizzazione dell’industria della moda, che (anche) in Toscana resta fondamentale e traina l’economia regionale, in questa edizione Pitti Uomo ha promosso anche il patrimonio artistico fiorentino, aprendo le porte di palazzi storici e spazi culturali non sempre accessibili al pubblico, che hanno ospitato eventi legati alla fiera: da Palazzo Gondi, proprio di fronte a Palazzo Vecchio, dove si è svolta la cena-anteprima del Centro di Firenze per la moda italiana (Cfmi), azionista di controllo di Pitti Immagine, a Palazzo Antinori, dove il designer francese Pierre Louis Mascia ha presentato tessuti d’arredo e abiti della nuova collezione; da Palazzo Borghese, scelto da Brunello Cucinelli per la cena con buyer e stampa, al Museo Marino Marini, dove il brand Faliero Sarti ha organizzato un party; dalla Loggia del Porcellino, teatro della sfilata della stilista inglese Martine Rose che ha mandato in “passerella” gente comune, selezionata per le strade fiorentine, al chiostro e refettorio del complesso di Santa Maria Novella, dove lo stilista belga Jan Jan Essche ha presentato, con una sfilata seguita da una performance, la collezione genderless; e infine Palazzo Pucci, dove è andata in scena la collezione dell’artista finlandese Jimi Vain.

Si spera in un altro anno brillante per l’industria della moda

Un’edizione che Pitti Immagine definisce ricca di “energia straordinaria, atmosfera di lavoro e di festa e numeri di presenze di cui si era persa memoria”. E che lascia ben sperare in un altro anno brillante per l’industria della moda, come è stato il 2022 di piena ripresa post-Covid.

Autore:

Silvia Pieraccini

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