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11 gennaio 2023

Per l’Irpet solo il Pnrr può garantire lo sviluppo della Toscana

Intercettando 8 miliardi di risorse, il differenziale positivo per l’economia è di 5,7 punti di Pil nell’arco di un decennio.

In Toscana il Pnrr vale quasi sei punti di Pil nell’arco di un decennio: è la stima calcolata dall’Irpet nel suo rapporto dedicato all’economia regionale, che si sofferma sugli effetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Effetti largamente positivi, quelli delle risorse che arrivano dall’Europa, in un contesto dove le stime sul Pil 2022 (+3,9%) sono migliorate col tempo, e per il 2023-24 (+0,6% e +1,3%) sembrano allontanare l’ipotesi di una recessione, al netto dei rischi legati alla guerra e a una possibile recrudescenza della pandemia.

Già oggi, con le risorse finora assegnate, il Pnrr può valere 0,5 punti di Pil in media annua fino al 2026: e nell’arco di un decennio il Pnrr può determinare un livello del Pil, nell’ultimo anno, di 5,7 punti più elevato. “E’ un risultato non scontato – afferma Nicola Sciclone, direttore dell’Irpet -, che dipende dalla nostra capacità di intercettare le risorse, auspicabilmente fino a 8 miliardi, di spenderle in tempi ragionevoli e farlo in parte per aumentare il benessere di oggi, e in parte per garantirne la sostenibilità domani. Se sapremo farlo, nel farlo, c’è tutta la differenza fra una prospettiva di sviluppo ed una di stagnazione”.

Gli effetti di cantiere valgono mezzo punto di Pil all’anno

Le stime calcolate dall’Irpet sui cosiddetti effetti di cantiere, che si esauriscono nell’arco della programmazione, indicano un aumento medio annuo di 0,5 punti percentuali del Pil rispetto ad uno scenario senza Pnrr. In termini assoluti alla fine del periodo (2022-26) saranno generate risorse aggiuntive, in termini di Pil, pari a 2,9 miliardi di euro. Il numero medio annuo di lavoratori necessario a soddisfare la produzione aggiuntiva è stimabile, sempre nel quinquennio, in poco più di 10mila, per un incremento medio annuo dell’occupazione dello 0,7%.

Se si classificano gli occupati per livello di qualificazione, il fabbisogno di produzione generato si traduce in una occupazione aggiuntiva di 5mila figure intermedie impegnate in attività manuali, 2mila figure altamente qualificate, altre 2mila in professioni intermedie non manuali, ed infine in mille lavoratori non qualificati. Tutti effetti relativi ai 4,9 miliardi di euro dei progetti finora monitorati. Secondo l’Irpet è lecito però attendersi, a conclusione del quinquennio, un ammontare di risorse superiori, auspicabilmente nell’ordine degli 8 miliardi: conseguentemente superiori saranno anche gli impatti finali. In ogni caso, un effetto ulteriore si avrà, a Pnrr esaurito, nel lungo periodo grazie alla accresciuta redditività del capitale.

Il caro-energia pesa su imprese e famiglie

“L’insicurezza economica e la vulnerabilità sono cresciute, e per questo è così rilevante la svolta che può venire dal Pnrr”, ha sottolineato Sciclone. L’inflazione infatti è salita fino al 12,2% in Toscana, con un 7,8% di media annua. Per le imprese, il costo per l’energia rispetto al 2021 è stimato in circa +350 milioni di euro al mese, +4,2 miliardi l’anno, con i settori energivori (carta, chimica, trasporti, gomma e plastica, siderurgia) maggiormente colpiti. Mediamente il costo energetico sarebbe passato, sul totale dei costi, dal 3,5% al 6%. L’incremento di reddito necessario a mantenere invariato il livello dei consumi delle famiglie risulterebbe in media pari a 3.480 euro, valore dell’erosione del potere d’acquisto: le misure del governo hanno consentito di farlo scendere a circa 2.150 euro.

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