28 marzo 2024

Logo t24Il quotidiano Economico Toscano
menu
cerca
Cerca
Top Aziende

01 agosto 2022

Ombre sul Pil 2023, la Toscana rischia se slitta il Pnrr

In caso di slittamento della seconda tranche 2022 del piano, secondo Ires, la crescita rallenterà dal +1,7% allo 0,7%.

In caso di slittamento della seconda tranche 2022 del Pnrr la Toscana rischierebbe di perdere circa 1,1 miliardi di euro di investimenti fissi lordi previsti nel 2023 (il 5,4% del totale), e dunque rischierebbe di perdere un punto di crescita del Pil per l’anno prossimo, con una riduzione della stima dal +1,7% al +0,7%. Lo afferma il rapporto di Ires Toscana sull’economia regionale, presentato oggi a Firenze dalla Cgil, che stima per l’anno in corso una crescita del Pil regionale del 2,7%: un evidente rallentamento rispetto al +6,9% del 2021, tanto da far dire a Ires che “la ripresa si è fermata” in Toscana, con stime riviste ancora al ribasso rispetto allo scorso mese di aprile. Un quadro che conferma i rischi già evidenziati nella nota congiunturale dell’Irpet, legati alle tensioni sui prezzi e sulle forniture di materie prime.

La crisi politica a Roma complica la strada del Pnrr

Da cronoprogramma Pnrr, ricordano i ricercatori di Ires, entro fine anno bisogna varare 55 progetti e completare alcune riforme di settore (giustizia, Dl concorrenza) al fine di ottenere la quota prevista per il secondo semestre 2022, pari a 46 miliardi di euro. Un obiettivo diventato improvvisamente più difficile da conseguire alla luce dello scioglimento delle Camere, che porta alle elezioni del 25 settembre, e dunque alla nascita di un nuovo governo. In caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, l’erogazione dei fondi potrebbe slittare a giugno 2023. Secondo lo studio, a fine 2026, un recupero solo parziale della seconda tranche 2022, oltre al dato 2023 già evidenziato, porterebbe ad una riduzione degli investimenti fissi lordi cumulati 2024/2026 pari a 3,4 miliardi di euro (-4% circa) in Toscana, con riflessi negativi intorno allo 0,2% per il Pil.

“Servono risposte per cittadini e lavoratori, per evitare una pericolosa crisi sociale: è questa la priorità”, ha affermato Dalida Angelini, segretaria generale della Cgil Toscana, secondo cui, in un contesto segnato da un’inflazione che costa alle famiglie fra i 1500 e i 2000 euro all’anno, “bisogna aumentare i salari e riformare il fisco, combattere la precarietà, costruire un nuovo stato sociale in particolare a partire da sanità, istruzione e non autosufficienza, con politiche di sviluppo e di nuovo intervento pubblico”.

Impieghi stazionari, depositi in crescita

Secondo la leader della Cgil regionale, “c’è un problema di perdita di fiducia, che vale per le imprese e per le famiglie: in una situazione di incertezza, si preferisce mantenere le risorse e non fare gli investimenti indispensabili per determinare una situazione diversa”. Se a metà 2019, infatti, il livello dei depositi e degli impieghi in Toscana era sostanzialmente pari, intorno ai 90 miliardi di euro, a fine 2021 gli impieghi si sono fermati intorno ai 94 miliardi, mentre i depositi sui conti corrente sono vicini ai 108 miliardi.

Potrebbe interessarti anche

Articoli Correlati


Territorio

27 marzo 2024

Via libera al Poc di Firenze (emendato), termina l’era Nardella

Leggi tutto
Sviluppo

26 marzo 2024

Aeroporto dell’Elba, accordo per governance e gestione

Leggi tutto
Banche

26 marzo 2024

Unione industriale pisana e Banco Bpm: 70 milioni a sostegno delle aziende

Leggi tutto

Hai qualche consiglio?

Scrivi alla nostra redazione

Contattaci