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17 febbraio 2023

La pelle toscana si prende la scena

I distretti della concia di Santa Croce (Pisa) e della pelletteria di Firenze pronti per le fiere milanesi. Il 2022 segna il recupero dei livelli pre-Covid.

Silvia Pieraccini

La concia al vegetale in una delle 20 aziende toscane aderenti al consorzio 'Vera pelle italiana conciata al vegetale'

I recenti investimenti milionari dei grandi marchi internazionali, ma anche dei produttori-terzisti, nelle concerie e nelle pelletterie toscane spingono la crescita della filiera-pelle e accelerano la presa di coscienza delle potenzialità da parte degli “anelli” della stessa filiera.

E’ così che – alla vigilia delle fiere milanesi Lineapelle organizzata da Unic (dal 21 al 23 febbraio a Fiera Milano-Rho), Mipel Lab e Mipel organizzate da Assopellettieri (la prima destinata ai terzisti si tiene nelle stesse date e sede di Lineapelle; la seconda dal 19 al 22 febbraio sempre a Fiera Milano-Rho) – si moltiplicano i progetti, le ricerche e la voglia di mostrare qualità e sostenibilità raggiunte.

I materiali simili alla pelle inquinano di più

La prima mossa è del consorzio ‘Vera pelle italiana conciata al vegetale’, che riunisce 20 piccole concerie del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno (Pisa) che fatturano in tutto 130 milioni e effettuano la concia con i tannini (sostanze naturali che si trovano in alcuni tipi di alberi e piante). Il consorzio ha voluto sfatare una credenza diffusa: quella secondo cui i materiali simili alla pelle – spesso promossi come ecologici, vegani e sostenibili – sono meno inquinanti dei tradizionali pellami derivati da bovini, ovini e caprini.

Per questo ha fatto analizzare (dal chimico Gustavo Adrian Defeo nei laboratori Ars Tinctoria). attraverso la tecnica della spettrometria usata per datare i reperti archeologici, campioni dell’uno e dell’altro materiale ottenendo un risultato sorprendente: la vera pelle contiene in media il 95% di carbonio bio-based di origine vegetale (e dunque solo il 5% è di origine fossile, derivato dal petrolio), mentre nei materiali “alternativi” il carbonio di origine fossile arriva in media al 75% (col 25% di origine vegetale). La pelle cosiddetta ‘vegana’ contiene fino all’80% di derivati del petrolio.

A Lineapelle 166 concerie toscane

Alla sostenibilità ambientale guarda, sempre di più, anche la storica (dal 1962) conceria Superior di Santa Croce sull’Arno, che ha appena ottenuto la certificazione Lwg silver rating e che a Lineapelle presenterà una collezione di pellami che prende ispirazione dalla natura, con una selezione frutto di concia bio-sostenibile e 100% metalfree. Le concerie toscane presenti a Lineapelle saranno 166 su 541 totali (gli espositori, compresi componentisti, chimici, modelli/stilisti, sono nel complesso 1.152).

Le scuole di moda si avvicinano alla pelle

In pista anche le scuole di moda, con Ied Firenze che ha stretto una partnership con Lineapelle e porterà gli studenti del corso di Fashion alla fiera internazionale per farli avvicinare a “un materiale di altissimo pregio, creativo e sostenibile, come la pelle made in Italy, che però richiede un’altissima conoscenza”, spiega Fulvia Bacchi, ad di Lineapelle.

Al Mipel Lab è caccia ai brand

Dalla concia di Santa Croce alle pelletterie distribuite tra Firenze, Valdisieve e Valdarno, il passo è breve. Al Mipel Lab fa ritorno Tivoli Group di Calenzano (Firenze), pelletteria che fa capo a Stefano Giacomelli e già produce borse per marchi del lusso, che alla fiera milanese cerca di aumentare il portafoglio-clienti. “Mipel Lab è un’ottima opportunità per allargare il mercato – afferma – proponendo servizi e savoir-faire a brand che ancora non si affidano a realtà italiane e che qui possono trovare il partner che li può affiancare nella progettazione e nella produzione”.

L’export della pelletteria italiana (e toscana) cresce a due cifre

Parte con buone prospettive anche il Mipel, sospinto dal discreto andamento della pelletteria trainata dalle performance dei grandi marchi. Guardando all’export della voce ‘pelletteria e concia’ (la prima vale i 3/4 del totale), “gonfiato” dall’aumento dei prezzi che tutti hanno applicato, l’Italia nei primi nove mesi 2022 sfiora +15%, appena sopra i 10 miliardi di euro (+5,2% sullo stesso periodo 2019); l’export toscano – che pesa il 40% di quello italiano – segna +11,5% nei primi nove mesi, arrivando sopra 4 miliardi (+0,4% rispetto allo stesso periodo 2019). Ci sono voluti tre anni, dunque, per tornare ai livelli pre-Covid. La prima provincia italiana per export di pelletteria e pelli conciate (la voce Ateco viene rilevata insieme) resta Firenze con 3,3 miliardi di euro nei primi nove mesi 2022, seguita da Vicenza (1,7 miliardi), Milano (1,3) e Pisa (470 milioni: sono le concerie di Santa Croce). “Le aziende toscane vanno al Mipel con fiducia – afferma Andrea Calistri, vicepresidente di Assopellettieri con delega al distretto toscano – le buone premesse ci sono perchè torneranno in fiera compratori di mercati vivaci per la Toscana come Usa, Corea del sud e Giappone”.

Autore:

Silvia Pieraccini

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