rete idrica
Quando fu annunciata dai sindaci di Firenze, Prato e Empoli, nel dicembre 2020, la multiutility toscana sembrava cosa (quasi) fatta, ‘benedetta’ dal presidente della Regione e pronta a partire, di lì a pochi mesi, con l’aggregazione della società pubblica dei rifiuti Alia e di quella pubblico-privata dell’acqua Publiacqua, per poi ingrandirsi in altri campi e sbarcare in Borsa con l’obiettivo di raccogliere capitali. Fusione e quotazione in un solo colpo, si disse in quell’occasione affidando la guida del progetto al neo amministratore delegato di Alia, Alberto Irace.
Da allora il settore dei servizi pubblici in Italia (e soprattutto al Nord) ha vissuto un grande fermento, ma la multiutility toscana ha fatto pochi passi in avanti. Anche perché non aveva fatto bene i conti con il socio privato di Publiacqua, la romana Acea che detiene il 40% e la guida industriale. L’idea dei soci pubblici di liquidarla tout court si è infranta contro le resistenze della società capitolina, che ha bloccato le modifiche dello statuto del gestore idrico.
I soci pubblici hanno dunque dovuto cambiare strada, imboccandone una più tortuosa. Prima hanno costituito Acqua Toscana, una holding che detiene gran parte delle partecipazioni di Publiacqua in mano ai Comuni. Ora si apprestano a unire Acqua Toscana (e non più Publiacqua) con Alia e, con tutta probabilità, con altre società toscane di servizi pubblici, forse Estra per l’energia. L’intento finale è mettere Acea nell’angolo, diluendo le sue quote.
Il piano industriale della nuova holding pubblica, in via di elaborazione, prevederà più investimenti, sinergie e andamento delle tariffe. Nella Toscana dei campanili, dove tra rifiuti, acqua, e energia operano ancora trenta aziende, l’operazione appare davvero complicata. Tanto che Irace, partito con grande slancio, si è arenato durante il percorso: dopo oltre 20 anni di tentativi più o meno seri per aggregare i servizi pubblici locali, e dopo che la Toscana ha accumulato grandi ritardi nella modernizzazione della rete idrica e nella realizzazione di impianti di riciclaggio dei rifiuti, questa è vista come l’ultima occasione per restare competitivi e non farsi soffiare clienti da Acea, Iren, Hera e Italgas.