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13 febbraio 2023

Il Chianti Classico punta ancora più in alto e avvia le ‘Uga’

Rafforzata la strategia di migliorare il posizionamento. Nel 2022 vendute meno bottiglie (-4%) ma di maggior valore. Fatturato +17%.

Silvia Pieraccini

Migliorare la qualità per posizionarsi in una fascia di mercato sempre più alta: la strategia perseguita dal vino Chianti Classico con la creazione nel 2014 della Gran Selezione (una nuova tipologia prodotta da una singola vigna e da una selezione delle migliori uve di proprietà aziendale, con un invecchimaneto minimo di 30 mesi di cui tre di affinamento in bottiglia) fa ora un altro passo avanti.

Via libera alle Uga

“Il Comitato nazionale vini ha finalmente dato il via libera alle Uga, le unità geografiche aggiuntive – ha annunciato il presidente del consorzio del Chianti Classico, Giovanni Manetti, inaugurando alla Stazione Leopolda di Firenze l’anteprima dei vini pronti per il mercato (la Chianti Classico Collection con la partecipazione di 206 aziende vinicole) – che servirà a introdurre sull’etichetta il nome di 11 aree in cui le uve sono prodotte, dotate di maggiore omogeneità, così da rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio”. Ora per la partenza delle Uga manca solo la firma del ministro e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Dunque le Uga (per adesso applicabili solo alla tipologia Gran Selezione) debutteranno nel luglio prossimo, quando uscirà sul mercato il Chianti Classico Gran Selezione. In questo modo i produttori puntano a dare ancora maggior valore ai vini della denominazione, processo che si è visto anche nel 2022.

Meno volumi, più valore

L’anno scorso infatti le bottiglie di Chianti Classico vendute sul mercato sono scese del 4% (passando da 282mila ettolitri a 272mila secondo i dati delle fascette rilasciate dal consorzio), ma il fatturato è salito del 17% secondo le stime del consorzio che sottolinea proprio la crescita del peso delle tipologie Riserva e Gran Selezione, arrivate a rappresentare il 45% della produzione. Anche tenendo conto dell’aumento dei prezzi (legato agli incrementi dei costi energetici, logistici, di vetro e tappi), che ha raggiunto il 10%, il consorzio si dice dunque “molto soddisfatto” dell’andamento 2022, seguito da un avvio d’anno che fa segnare una crescita dell’imbottigliato. “La crescita del fatturato della denominazione è solo in parte dovuta all’aumento dei prezzi – ha spiegato Manetti – ed è legata soprattutto al maggior peso che hanno avuto le tipologie Riserva e Gran Selezione che fanno spuntare prezzi più alti, permettendo una remunerazione migliore di tutta le filiera”.

A trainare il Chianti Classico (identificato dal Gallo Nero) sono ancora i mercati americano e canadese: gli Usa hanno assorbito nel 2022 il 37% delle bottiglie, il Canada il 10%. L’Italia è il secondo mercato col 19%.

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Silvia Pieraccini

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