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Banche

07 ottobre 2022

Credito alle imprese, in dieci anni il 18% in meno

Secondo l’analisi First-Cisl su dati Bankitalia, la flessione è più grave per i piccoli, e la riduzione degli sportelli non aiuta.

Nel decennio 2011-2021 l’erogazione di credito da parte del sistema bancario alle imprese della Toscana è calata del 18% in termini di volumi, contro il -7,9% registrato a livello nazionale. E’ quanto rileva l’analisi, condotta su dati Bankitalia, compiuta dall’Osservatorio regionale del credito di First-Cisl Toscana. Un’analisi secondo cui la flessione è stata più pesante per le imprese con meno di 20 dipendenti: le somme erogate si sono ridotte del 29,6% nell’arco di dieci anni.

“Con meno sportelli, meno supporto al tessuto produttivo”

In parallelo, secondo il rapporto del sindacato, gli sportelli bancari in Toscana nel solo 2021 sono calati dell’8,4% (Italia -7,8%), proseguendo il trend negativo dell’ultimo decennio (-36,2%). Prato è stata la provincia più penalizzata, con un -31,4% nel solo quinquennio 2017-2021, a fronte di una media toscana del -22,2% e italiana del -20,9%. Oltre l’11% degli sportelli ancora presenti in Toscana, peraltro, sono senza direttore o con direttore condiviso, e per un altro 2% sono ad apertura limitata ad alcuni giorni della settimana.

Queste tendenze, secondo la First-Cisl, fanno sì “che il nostro tessuto produttivo sia sempre meno supportato dalle banche: sia in termini quantitativi, perché le banche preferiscono rivolgersi ai privati per un miglior rapporto rischio-rendimento, sia qualitativi, perché le banche cercano di trasformare i gestori Small business in ‘commerciali puri’, a discapito della professionalità che tali figure hanno e di una migliore gestione finanziaria delle nostre aziende”. Inoltre, lamenta il sindacato, la mancata consulenza da parte dei gestori Small business “produce un minor presidio del rischio”, e dunque fa venir meno “un’attività necessaria per scongiurare peggioramenti della qualità del credito, che sappiamo essere la causa più ricorrente di criticità delle gestioni bancarie”.

Sotto accusa la concentrazione degli istituti

La ritirata delle banche dal territorio con la progressiva chiusura degli sportelli, peraltro, secondo la First-Cisl è foriera di disagi a livello sociale. I più penalizzati sono gli anziani non abituati all’uso degli strumenti digitali. Dai 65 a 74 anni solamente il 24% della popolazione italiana utilizza l’Internet banking contro il 52% dei francesi, e nella fascia oltre 75 anni solo il 6% utilizza i servizi bancari digitali contro l’82% dei norvegesi.

“La tendenza alla riduzione del numero delle banche – ha spiegato Riccardo Colombani, segretario generale nazionale della First-Cisl – ha determinato che le 5 big del sistema bancario rappresentino oltre il 50% del sistema stesso, e quindi la desertificazione dei territori da parte delle banche deriva proprio da questo motivo preciso. Sicuramente dobbiamo fare in modo che questo dogma della concentrazione del sistema venga definitivamente accantonato. Noi puntiamo alla biodiversità bancaria, che vuol dire quindi banche di più dimensioni, valorizzazione delle banche piccole e delle banche medie, a prescindere della matrice del capitale, che siano cooperative o non cooperative, perché nel tempo hanno dimostrato di poter rimanere presenti sul territorio”.

“Fondazioni bancarie per la ricapitalizzazione di Mps”

Colombani ha partecipato a una tavola rotonda a Firenze sul tema della desertificazione bancaria in Toscana, nella quale sono stati presentati anche i dati sul credito alle imprese, assieme all’assessore regionale all’Economia Leonardo Marras, all’amministratore delegato della Banca Popolare di Lajatico Daniele Salvadori, al vicepresidente nazionale Federcasse e presidente della Federazione toscana Bcc Matteo Spanò, al professore ordinario di Analisi matematica dell’Università di Firenze Vincenzo Vespri e al ricercatore dell’Università Piemonte orientale Paolo Rossi.

Secondo il leader dei bancari della Cisl, “il caso Mps è emblematico” del principio della concentrazione. “La Commissione Ue – ha osservato -, autorizzando la revisione degli impegni, ha incentivato la fusione con un’altra banca, cui seguirebbero nuovi tagli alle filiali, mentre ha penalizzato l’ipotesi stand-alone”. E in questo frangente “non è piacevole assistere – ha aggiunto – a chiari tentativi speculativi sul mercato di deprimere la capitalizzazione di Mps per sabotare l’aumento di capitale. Faccio appello al Mef, ma so che è al lavoro da questo punto di vista, di raccogliere investitori istituzionali, in modo particolare le fondazioni di origine bancaria toscane e non toscane, per poter consentire la ricapitalizzazione di 2 miliardi e mezzo dell’istituto”.

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