L’aumento del prezzo del carburante, che tante polemiche sta sollevando in questi giorni, incide sulla spesa delle famiglie e, ancor più, sui conti delle aziende di autotrasporti, linfa dell’economia e in particolare della manifattura, alle prese con una difficile azione da equilibristi: da una parte avrebbero la necessità di riversare gli aumenti dei prezzi dei carburanti sui clienti, dall’altra non possono correre il rischio di perdere quei clienti a causa dell’aumento delle tariffe applicate.
Situazione difficile da gestire
“Siamo tra l’incudine e il martello”, sintetizza il toscano Andrea Vezzosi, che fa parte del direttivo nazionale di Anita-Confindustria (l’associazione imprese trasporti automobilistici). “Noi cerchiamo di fare contratti di trasporto in cui la tariffa è agganciata all’andamento del prezzo del carburante – spiega Vezzosi – ma questo non sempre è possibile e così, in una fase complicata come l’attuale, dobbiamo stare molto attenti all’applicazione degli aumenti per non perdere i clienti. E’ una situazione difficile da gestire”.
La domanda di trasporto in arrivo dall’industria è stagnante
La difficoltà, aggiunge Vezzosi, è amplificata dal fatto che la domanda di trasporto in arrivo dall’industria in questo momento è stagnante: “E questo significa che qualche volta bisogna ridurre i nostri margini al minimo, altrimenti rischiamo di perdere il lavoro”. L’associazione Anita sta cercando di fare “un’azione di sensibilizzazione verso i clienti”, per far capire che gli aumenti delle tariffe di trasporto sono l’effetto dell’aumento del prezzo dei carburanti, ma non è facile.
Le conseguenze finali sono sui consumatori
L’aumento dei costi di benzina e gasolio – in un Paese come l’Italia in cui più dell’80% delle merci viaggia su strada – è destinato a incidere, inevitabilmente, sull’aumento del prezzo dei beni, e dunque sulla spesa delle famiglie, come già si sta vedendo. L’allarme è scattato soprattutto per la spesa alimentare, dove i costi della logistica (secondo Coldiretti) arrivano a incidere quasi un terzo dei costi totali di frutta e verdura. E spingono un’inflazione che sta già pesando non poco sul portafoglio delle famiglie.
Silvia Pieraccini