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26 gennaio 2023

Buon 2022, ma ora l’industria dei filati è cauta

Nel distretto tessile di Prato l’anno si è chiuso con la produzione in crescita del 16%. Su anche i listini. A Pitti Filati il sentiment del settore.

Silvia Pieraccini

Se la maglieria è stata il prodotto-moda più apprezzato durante la pandemia grazie alla sua comodità e versatilità, questa tendenza non sembra destinata a svanire con la fine del Covid. La maglia “invade” ancora le collezioni dei marchi piccoli e grandi, e le aziende di filati per maglieria, tra cui molte pratesi e fiorentine – che in questi giorni espongono alla fiera Pitti Filati alla Fortezza da Basso di Firenze le collezioni per la primavera-estate 2024 – hanno chiuso un 2022 col sorriso.

E’ cresciuta la produzione made in Italy

Le stime di Confindustria Moda dicono che l’industria italiana dei filati l’anno scorso ha fatturato 3,3 miliardi di euro (per il 31% all’estero), in crescita del 27,8% sul 2021: anche se i listini sono aumentati (mediamente del 14-15%), sulla scia degli aumenti dei costi energetici, logistici e delle materie prime, lo scatto è evidente, e porta la filatura tricolore nettamente sopra il 2019 (i ricavi erano 2,7 miliardi di euro), spinta anche dal ritorno delle produzioni in Italia a causa delle crisi geopolitiche mondiali. Negli ultimi due anni, secondo le stime di Confindustria Moda, la produzione made in Italy è cresciuta al ritmo del 28% annuo (e ha superato per la prima volta i 2 miliardi), dopo una fase in discesa. L’unico nèo oggi è rappresentato dal saldo commerciale, visto che con la fine del Covid hanno ripreso vigore le importazioni di filati (+48,5% sul 2021 a quasi 1,2 miliardi), che fanno pendere la bilancia verso il rosso (-173 milioni).

Il 2023 è cominciato al rallentatore

Dopo un 2022 comunque brillante, per il 2023 il sentiment delle aziende del Pitti Filati (105 gli espositori, di cui 13 esteri) è più cauto, anche se la pressione sui costi è scemata. La pattuglia più nutrita al salone è quella del distretto di Prato con 26 aziende: “L’anno è cominciato a un ritmo più rallentato – spiega Raffaella Pinori, coordinatrice del gruppo Produttori di filati di Confindustria Toscana nord (Prato, Pistoia, Lucca) – speriamo di riprendere la corsa forti degli investimenti in innovazione, sostenibilità, stile e servizio al cliente, che collocano i filati per maglieria pratesi al top mondiale”. A Prato nel 2022 la produzione di filati (sia per maglieria che per tessitura) ha segnato +16% superando i 720 milioni) con 80 aziende e più di 1.700 addetti diretti).

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Silvia Pieraccini

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