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24 ottobre 2022

Banca Mps, si va verso lo scivolo per tutti gli “aspiranti” esuberi

Incontro sindacati-Lovaglio: apertura per l’accoglimento di tutte le 4.125 richieste a fronte dei 3.500 posti inizialmente previsti.

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Alla fine Banca Mps accoglierà tutte le 4.125 richieste di adesione al fondo esuberi per l’esodo incentivato – uno scivolo fino a sette anni -, a fronte dei 3.500 posti messi inizialmente a disposizione dall’istituto senese. Questa è l’indicazione raccolta dai sindacati, che oggi hanno incontrato l’amministratore delegato Luigi Lovaglio. “Al termine della riunione l’azienda ha comunicato la volontà di avviare intanto il processo di regolarizzazione amministrativa nei confronti di tutti i colleghi proponenti domanda”, hanno dichiarato Fisac Cgil, First Cisl, Unisin, Fabi e Uilca.

Salgono i costi una tantum (e i risparmi in prospettiva)

L’amministratore delegato, spiegano i sindacati, “ha espresso un orientamento positivo in ordine alle istanze sindacali, fermo restando il completamento del processo legato all’aumento di capitale e le decisioni che a riguardo saranno assunte dal Cda, unitamente alla definizione del piano gestionale di sostituzione dei colleghi legato alla riorganizzazione aziendale”.

L’aumento delle uscite dovrebbe far salire oltre i 900 milioni di euro i costi una tantum che Mps dovrà sopportare per gli esuberi incentivati, ma in prospettiva farà salire anche da 270 a oltre 300 milioni i risparmio annui di cui beneficerà. Franco Casini della Fabi ha auspicato che il Cda accolga “tutte le domande di esodo”, ma allo stesso tempo ha chiesto che, a fronte delle maggiori uscite, venga “programmato un numero di assunzioni di giovani, al fine di assicurare una corretta operatività, sia degli uffici sia della rete”, e di “garantire un importante ricambio generazionale”.

Crollano in Borsa i diritti, sale il rischio di inoptato

Nel frattempo, l’andamento in Borsa dei diritti per l’aumento di capitale, il cui esercizio permette di sottoscrivere le nuove azioni al prezzo di 2 euro l’una, continua a essere fortemente negativo, anche alla luce degli avvisi della Bce: l’ultimo -76,2% ha portato al 97,5% il ribasso dal giorno di avvio delle trattative, il 17 ottobre scorso. Cresce dunque il rischio di chiudere con una fetta importante di inoptato, e di dover ricorrere alla garanzia delle banche. Gli ultimi rumours suggeriscono che un contributo, nell’ordine di qualche decina di milioni di euro, dovrebbe arrivare da alcune fondazioni di origine bancaria del Nord, da Cariplo a Compagnia di San Paolo.

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