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08 febbraio 2023

“Banca Mps ora non è più un problema, ma un asset”

L’ad Luigi Lovaglio presenta i risultati 2022, con un rosso di 205 milioni dovuto solo agli esodi incentivati del personale.

“Banca Mps non è più un problema sistemico ma un vero asset di valore per il Paese: è il messaggio dell’amministratore delegato di Rocca Salimbeni, Luigi Lovaglio, salutando un call gli analisti finanziari collegati per maggiori dettagli sui risultati preliminari 2022 approvati dal Cda dell’istituto senese. L’anno si è chiuso con un rosso di 205 milioni di euro, contro l’utile di 310 milioni del 2021. Ma al netto dei 925 milioni di costi di ristrutturazione legati al piano di esodi incentivati, l’esercizio avrebbe portato un utile di 720 milioni. E il quarto trimestre ha battuto le attese, con 156 milioni di utile conmtro i 75 milioni attesi, “a conferma – secondo Mps – della raggiunta capacità della banca di generare redditività sostenibile”.

“La banca è sostanzialmente uscita da questo periodo oscuro e questo dovrebbe spianare la strada a qualsiasi operazione in futuro la banca dovesse intraprendere”, ha detto Lovaglio, definendo il quarto trimestre “un punto di svolta” per la banca, “nel pieno di un viaggio rigoroso e disciplinato” che la condurrà “alla destinazione fissata dal piano industriale”, con l’obiettivo di un utile ante imposte di 700 milioni di euro nel 2024. “Ci siamo impegnati a raggiungere questo target e riteniamo che ci avvicineremo a questo target già nel 2023”.

Migliorano il Cet 1 e la qualità degli attivi

Banca Mps ha chiuso il 2022 con un Cet 1 ratio fully loaded del 15,6%, a fronte dell’11% di cui disponeva alla fine del 2021, grazie all’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, alla riduzione di asset ponderati per il rischio, e all’utile generato. Nel 2022 la banca ha registrato ricavi per 3.088 milioni, in crescita del 3,6% sul 2021, grazie al balzo del 26% del margine di interesse, spinto dal rialzo dei tassi, che ha compensato il calo delle commissioni (-8%), penalizzate dalla volatilità dei mercati, e il risultato inferiore al 2021 dell’attività di trading e dei proventi da partecipazioni.

Migliora anche la qualità dei suoi attivi, grazie alla riduzione del 20% a 3,3 miliardi di euro dello stock dei crediti deteriorati, grazie alla cessione di un portafoglio di 0,9 miliardi e alla “continua gestione proattiva delle posizioni”. I crediti deteriorati lordi sono scesi in un anno dal 4,9% al 4,2%, e quelli nettidal 2,6% al 2,2%. In parallelo, nel corso dell’anno la raccolta diretta è scesa del 9,2% a 82 miliardi di euro, e quella indiretta dell’11,5% a 92,4 miliardi di euro, con una flessione superiore all’11% sia nella componente gestita (-11,6% a 57,7 miliardi) che in quella amministrata (-11,4% a 34,7 miliardi). I finanziamenti alla clientela sono scesi nel corso del 2022 a 76,3 miliardi di euro (-3,9%), con un calo che “riflette l’approccio selettivo verso il large corporate – sostiene Banca Mps – e le consistenti scadenze di fine anno dovute anche alla ripresa dei pagamenti delle Pmi dopo la fine del periodo di moratoria”.

Nuova richiesta di danni, Lovaglio è ottimista

Banca Mps ha ricevuto a gennaio una lettera con cui vengono reclamati danni per 700 milioni di euro, in relazione all’informazione finanziaria fornita negli scorsi anni: il totale delle richieste danni, sia in sede giudiziale che extragiudiziale, si attesta ora a circa 4,1 miliardi di euro, a fronte del 4 miliardi di euro al 30 settembre 2022 e ai 3,4 miliardi di fine 2022. “Queste richieste – ha osservato Lovaglio – arrivano puntualmente prima della presentazione dei dati e della preparazione definitiva dei nostri bilanci. Come ho già detto più volte, ritengo che la banca abbia affrontato in maniera adeguata questo tipo di richieste, e riteniamo che sotto il profilo patrimoniale sia in grado di gestire questo tipo di rischio”.

La banca sottolinea come “due nuove positive sentenze nelle prime settimane del 2023 confermano il positivo trend giurisprudenziale degli anni precedenti”, e come “la maggioranza delle richieste extragiudiziali”, che ammontano a 2,2 miliardi di euro, siano promosse “dalla stessa società di consulenza per conto di investitori istituzionali, nella maggior parte dei casi in caratterizzate da mancanza di documentazione, di legittimazione e nesso causale”.

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